Giorno della Memoria, a Milano i rom ricordano il “porrajmos”, il loro genocidio

Porrajmos, “grande divoramento”, o samudaripen, “tutti morti”: è con queste due parole che il popolo rom e sinti definisce il genocidio che ha subito durante la seconda guerra mondiale. Oltre 500mila loro antenati hanno perso la vita nei campi di sterminio nazisti e oggi, 27 gennaio, Giornata della Memoria, è anche a loro che deve andare il nostro ricordo.

Alla periferia sud di Milano, in via della Chiesa Rossa, tra le case colorate del “Villaggio delle Rose”, dove vive una comunità di circa 270 rom, si è tenuta una commemorazione in omaggio a tutte le vittime del Porrajmos. Musica, cibo e un piccolo falò, di fronte a un monumento che i rom di Milano hanno costruito e inaugurato il 27 gennaio di un anno fa, su propria iniziativa, «senza l’aiuto delle istituzioni», ha sottolineato Aldo Deragna, rappresentante del Villaggio delle Rose.

È un monumento in marmo, semplice e spoglio, ma in grado di raccontare con forte potenza simbolica la tragedia di chi «è passato attraverso i camini». Ci sono «la ruota, che è il simbolo del nostro popolo – spiega Deragna -, la nostra bandiera, le mani insanguinate che chiedono pietà, i passi del cammino della speranza». In mezzo un cerchio rosso che rappresenta il fuoco, la vita. E anche una bottiglia di birra e una sigaretta accesa, perché è tradizione portare sulla tomba ciò che il defunto amava, «e la birra è lì per essere allegri ancora, insieme».

Gelem, gelem”, cantano gli abitanti del villaggio tra un discorso e l’altro. E’ l’inno del popolo rom, e canta “Sono andato per lunghe strade, ho incontrato roma felici […]. Una volta avevo una grande famiglia, la Legione Nera li ha uccisi. Venite con me roma da tutto il mondo […] alzatevi, saliremo alti se agiamo”.

Non è solo per commemorare i propri morti che si canta, ma anche «per ricordare ai giovani che non devono più subire l’antiziganismo, che è discriminazione istituzionalizzata - sottolinea Dijana Pavlovic, attrice e attivista di Upre Roma, portavoce della Consulta Rom e Sinti di Milano -.

Non dimentichiamo che fino a pochi anni fa avevamo casi di censimenti etnici ordinati dalle istituzioni».

Si riferisce al “piano nomadi”, emanato dal Consiglio dei Ministri nel 2008 e dichiarato illegittimo dal Consiglio di stato tre anni dopo.

Nel testo della legge che istituisce la Giornata della Memoria, inoltre, «non si parla di rom e sinti, ma solo di ebrei e deportati politici – prosegue -.

Chiediamo quindi allo Stato Italiano di inserire Porrajmos o Samudari nel testo della legge e, alle istituzioni milanesi, di dedicare un luogo all’interno della città in cui anche i cittadini milanesi, non rom, possano conoscere la nostra storia».

Non si tratterebbe di un gesto simbolico, conclude Pavlovic, «ma di una questione viva dentro le nostre comunità», che aiuterebbe «i cittadini a capire le condizioni di vita del popolo rom ora, e i rom ad avere un po’ di fiducia nei gagé (i non rom, ndr)».

Un articolo di Ilaria Liberatore - La Stampa 27 01 2017


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Data ultima modifica: 7 febbraio 2017