Insinna, un discorso «alla Steve Jobs» nello studio di Berlinguer «Starò con gli oppressi, sempre»

Il conduttore di Affari Tuoi, chiusa l’esperienza con i pacchi, va in tv a CartaBianca, da Berlinguer. E sfodera un discorso in cui - senza retorica - disegna il cerchio di un mondo migliore. Facendo trattenere il fiato a tutti i presenti

Insinna, un discorso «alla Steve Jobs» nello studio di Berlinguer «Starò con gli oppressi, sempre»

Il conduttore di Affari Tuoi, chiusa l’esperienza con i pacchi, va in tv a CartaBianca, da Berlinguer. E sfodera un discorso in cui - senza retorica - disegna il cerchio di un mondo migliore. Facendo trattenere il fiato a tutti i presenti (e lo scrivo qualcuno che, in quello studio, c’era)

«Questo Paese è malato di solitudine e di indifferenza. L’unica cura è l’amicizia». Anche durante le dirette, gli studi televisivi sono sempre un caos. Assistenti di studio che si sbracciano, autori che compulsano telefonini, qualche componente del pubblico che tradisce l’astinenza dall’ultima sigaretta. Ma martedì sera a Cartabianca, la trasmissione di Bianca Berlinguer in prima serata su RaiTre, succede qualcosa di diverso. Quando parla Flavio Insinna, partendo dalla sua esperienza di volontario alla comunità di Sant’Egidio e arrivando a disegnare con le matite di un bambino il cerchio tondo di un mondo migliore, tutti trattengono il fiato.

L’Alleluja che zittisce gli haters

Improvvisamente, tutto quello che uscito da un’altra bocca sarebbe stato tacciato di retorica, perde ogni retorica. Il buonismo diventa buono, l’edonismo bello, il caritatevole umano, il populismo popolo. «Adesso dico una cosa bellissima e poi mi fermo», scandisce Insinna. E il bello è che davvero poi dice una cosa bellissima. «Voi dividete il mondo in italiani e stranieri. Io lo divido in oppressi e oppressori. E io starò con gli oppressi per tutta la vita».

Scartato l’ultimo pacco di «Affari tuoi», l’attore e presentatore regala ai presenti nello studio di Saxa Rubra, e anche a centinaia di migliaia di persone da casa che l’hanno postato il video sui social network, la sensazione di trovarsi di fronte a parole vecchie ma nuovissime, al gigantesco «alleluja» che zittisce per un attimo gli odiatori di professione.

La pelle d’oca

La sensazione di aver trovato un piccolo grande interprete di quel mastodontico e disorganizzato esercito mondiale che in questo momento si oppone a Trump, alla Le Pen, all’ungherese Orban. Nel mondo ideale, quando Moretti chiede a Massimo D’Alema di dire «qualcosa di sinistra», nella scena successiva c’è il discorso di Insinna e poi i titoli di coda del film.

Nello studio della Berlinguer, più d’uno crede di aver provato i brividi di chi ascoltò dal vivo il discorso di Steve Jobs ai laureati di Stanford. «Siate affamati, siate folli», aveva detto il fondatore di Apple.

La preghiera di Insinna è più facile, immediata. «Io voglio vivere in un Paese gentile che aspetta chi arriva tardi». La signora del pubblico ha lo smartphone in mano. Sembra che lo guardi. Però l’occhio non è sul display. E’ sul brandello di pelle scoperta che separa il polso dall’inizio della camicia. E lo dice. «Ho la pelle d’oca».

Un articolo di Tommaso Labate - Corriere della Sera 23 03 2017

Data ultima modifica: 24 marzo 2017