BUROCRAZIA, OVVERO IL LENTO SOFFOCAMENTO DELLE SCUOLE

Se si volge lo sguardo a come si è svolta la vita delle istituzioni scolastiche negli ultimi 3-4 anni si ha la netta impressione di una sempre più invasiva e aggressiva presenza degli aspetti burocratici nella gestione dell’impresa educativa. Le scuole sono state fatte oggetto – loro malgrado – di un’attenzione quasi morbosa da parte dell’insaziabile moloc burocratico con continue richieste di dati, informazioni, monitoraggi, verifiche, programmi, relazioni ecc. Ogni organizzazione, com’è noto, non può fare a meno dell’aspetto burocratico (o meglio ancora amministrativo), in quanto esso garantisce non solo la memoria storica ma anche la funzionalità delle varie operazioni da svolgere. Ma quando gli aspetti burocratici pervadono massicciamente la vita di un’istituzione questa rischia di rimanerne soffocata e, soprattutto, di dedicare tempo ed energie non tanto al perseguimento degli obiettivi istituzionali ma agli adempimenti burocratici.

Se la Pubblica Amministrazione chiede dati che ha già

Peraltro, molti dei dati che vengono richiesti alle scuole spesso sono già in possesso della Pubblica Amministrazione nelle sue varie declinazioni, ma la mancanza di una rete di comunicazione telematica tra le diverse articolazioni della PA costringe le unità periferiche ad una produzione ridondante dei medesimi dati. Ne è un esempio la cosiddetta “anagrafe delle prestazioni”, ossia l’obbligo di elencare tutte le prestazioni aggiuntive svolge da un determinato soggetto al di fuori dei normali obblighi di servizio, per conto terzi o per conto della stessa Amministrazione. Generalmente per poter svolgere un qualsiasi incarico extracontrattuale i pubblici impiegati devono chiedere l’autorizzazione (o dare comunicazione) all’Amministrazione di appartenenza e dunque i dati sono già in possesso della PA, a meno che il soggetto non abbia illegittimamente svolto la prestazione senza alcuna autorizzazione preventiva (ma in tal caso si va sul piano dell’illecito). L’anagrafe delle prestazioni si presenta come un’inutile ripetizione di dati già in possesso alla PA.

Anticorruzione, trasparenza, sicurezza...

Emblematiche appaiono, sotto questo profilo, le problematiche inerenti l’anticorruzione, o la trasparenza o la sicurezza, con tutto il corollario di richieste dati, pubblicazione di elementi conoscitivi, monitoraggi e quant’altro, che hanno messo in ginocchio il lavoro delle segreterie. Peraltro va rilevato che in tema di sicurezza il dirigente scolastico risponde di quello che avviene all’interno della scuola in quanto datore di lavoro, ma non ha alcuna possibilità di porre rimedio ad eventuali disfunzioni inerenti la sicurezza in quanto gli edifici scolastici sono di proprietà degli Enti Locali e sono loro che si occupano di manutenzione degli stabili e di modifiche a qualsiasi titolo necessarie. Questa situazione appare quantomeno paradossale e forse non trova eguali nei sistemi scolastici degli altri Paesi più avanzati.

Per quanto concerne la materia dell’anticorruzione si è già entrati in una dimensione in cui una qualsiasi scelta gestionale (nomina di relatori per i corsi di formazioni, acquisiti di vario tipo ecc.) richiede una serie di passaggi successivi che rischiano di appesantire enormemente il lavoro degli uffici e dei dirigenti. C’è inoltre un’altra considerazione da fare: siamo proprio sicuri che tutta l’architettura prevista dalle norme sull’anticorruzione, con tutto l’inevitabile corredo di dati, notizie, informazioni, piani anticorruzione ecc. serva davvero a combattere la corruzione?

Non sarebbe più efficace fissare poche e chiare regole e con verifiche a campione colpire seriamente eventuali abusi o irregolarità (laddove riscontrate)? In fondo che una struttura periferica elabori o no un piano anticorruzione è assolutamente irrilevante rispetto al contrasto della corruzione stessa; l’importante è avere un quadro normativo essenziale a livello nazionale e in grado di contrastare le condotte corruttive, altrimenti, ancora una volta, si rischia di produrre documenti su documenti lasciando inalterata la situazione attuale (e dunque anche i fenomeni corruttivi).

Stalking istituzionale?

Questa dedizione perversa a riversare sulle scuole richieste di vario tipo e genere si configura quasi come una sorta di stalking istituzionale con l’inevitabile risultato di perdere di vista gli obiettivi più genuini dell’istituzione scolastica, ossia il perseguimento del successo formativo per tutti gli studenti.

È come se una grande azienda automobilistica fosse ossessivamente preoccupata di adempiere nel migliore dei modi alle procedure amministrative (sicuramente necessarie al funzionamento dell’azienda), invece che preoccuparsi della qualità del prodotto da immettere sul mercato.

Sempre più spesso i dirigenti scolastici vengono ricacciati in questa dimensione burocratica perdendo i contatti con i docenti e gli studenti e, in generale, con la parte più vitale del processo produttivo di un’istituzione scolastica, ossia la gestione dei processi di insegnamento-apprendimento.

Il “prodotto” della scuola è questo, non la compilazione di documenti, schede, rapporti, spesso di dubbia utilità sul piano sostanziale.

La scuola è un organismo delicato, che svolge un ruolo fondamentale nella vita di un Paese e non può essere distolta dai suoi compiti istituzionali con richieste inutili o ridondanti. La scuola va lasciata in pace in modo che possa svolgere con serietà e tranquillità il proprio compito educativo. I burocrati prima di avviare un qualsiasi monitoraggio o inoltrare una richiesta di dati alle scuole dovrebbero fare propria la locuzione che appare solitamente nel foglietto di istruzioni dei farmaci: utilizzare solo se strettamente necessario.

Un articolo di Mario Maviglia - www.giuntiscuola.it 11 04 2017


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Data ultima modifica: 15 aprile 2017