GIUSI MARCHETTA: LETTORI SI CRESCE

Siamo abituati a sentirlo dire e forse, a volte abbiamo partecipato anche al coro: leggere fa crescere meglio, educa, fa bene, serve, allo studio, alla cultura. In una parola, leggere è necessario. Nulla di più sbagliato; se non nella sostanza, certamente nella forma. Se leggere è noioso e respinge, prendiamone atto. Non sgridiamo i giovanissimi perché dicono la verità: che leggere è difficile, poco attraente e che non li rende felici. Cerchiamo di capire perché questo avviene e cambiamo strada: solo divertendosi e scegliendo di farlo, leggere può diventare un piacere. E dunque la soluzione sta nel conquistare i ragazzi alla lettura, con giochi, scambi e parole. Mai imposizioni, solo seduzioni.

Con Lettori si cresce, Giusi Marchetta, scrittrice casertana di nascita e insegnante a Torino, punta il dito sui luoghi comuni che hanno a che fare con la lettura e analizza senza sconti il perché adolescenti e ragazzi fuggono dalla pagina scritta per rifugiarsi tra web e tv. E si rivolge a insegnanti e genitori, affinché non si ostinino a calare dall’alto affermazioni del tipo "leggere è interessante e divertente" alle quali neanche loro spesso credono, tenuto conto che pochi di loro hanno a che fare con i libri. Li esorta, invece, a impegnarsi per immaginare modi, metodi e strade per stimolare e interessare i ragazzi. Senza demonizzare social network e rete, ma anzi indicandoli come una possibile palestra per avvicinarsi alla lettura.

Già con il suo primo romanzo L’iguana non vuole (Rizzoli 2011), Giusi Marchetta aveva narrato il mondo della scuola. Adesso con questo breve saggio di autentica schiettezza, lega ricordi d’infanzia e citazioni, consigli e ricordi e, convinta che dei libri "ci si può innamorare", sottolinea che gli adulti hanno il dovere almeno di provare a iniziare i giovanissimi all’arte del leggere. Perché solo così, di "libri si cresce".

Per i giovani leggere non è un piacere, perché?

"Con le dovute eccezioni, a me sembra che molti ragazzi pensino che leggere sia difficile, noioso e che non ne valga la pena. È comprensibile. Di solito possiedono un vocabolario ristretto che stenta a espandersi: in parte perché, per quanto assurdo possa sembrare, non fanno spesso esperienza di parole nuove; quando succede, (soprattutto a scuola, dove vengono continuamente stimolati a cercare il significato di ciò che non conoscono), non sempre fanno lo sforzo di capirle e ricordarle. Col tempo queste parole diventano piccoli ostacoli sparsi su ogni pagina, spine che rendono inavvicinabile un testo. O peggio: lo rendono noioso. Faticando a confrontarsi con il significato di un brano, non c’è da meravigliarsi se considerano la lettura l’ennesimo gravoso compito assegnato a scuola. Senza contare che tutto ciò che li diverte in genere è immediato e privo di mediazioni (un videogioco se piace, piace da subito; un libro ha bisogno di tempo e un minimo di concentrazione). Eppure mi sembra che contro la difficoltà e la noia insite in questo modo di intendere il rapporto con la lettura potrebbero spuntarla genitori e insegnanti decisi a convertirli al libro. La vera sfida invece sarebbe abbattere quel pregiudizio secondo cui racconti e romanzi non valgono la pena di essere letti. Una convinzione, questa, che non riguarda solo i giovani ma anche gli adulti. In una società con una percentuale così alta di non lettori, perché dovrebbero essere proprio i ragazzi a dare il "buon esempio"?"

Chi rende i libri noiosi?

"È noioso un libro presentato in modo noioso. Un libro che l’insegnante non ama, ma che deve infilare per forza nel programma di quell’anno. È noioso un romanzo letto quando non è ancora il momento per te di affrontare quella storia. Sono noiose le pagine assegnate e mandate giù senza capire realmente che cosa dicono. Sono noiosi i libri noiosi e anche quelli che non lo sono, se le persone che ci circondano ci convincono che sia così.

Del resto non abbiamo associato negli anni il libro al nerd, allo sfigato, al socialmente impedito?

Molte campagne a favore della lettura, poi, non hanno fatto altro che assegnarle un’impronta morale: leggi perché fa bene, ti fa pensare, ti rende migliore. Insomma: leggi anche se in fondo è noioso. Ma la lettura è tutt’altro: è scoperta di qualcosa che non sapevi e che magari non avresti voluto sapere; è avventurarsi nei pensieri e negli incubi di un’altra persona, scoprendo che non sono troppo lontani da quelli che ti tengono sveglio. È permettere che il mondo ti faccia traballare. Se riusciamo a superare la difficoltà nell’interpretare un testo e la conseguente noia della pagina, il potenziale lettore si ritroverà davvero a contatto con quello che lo scrittore intende raccontargli. Andrà avanti, non per dovere, né perché ritiene importante informarsi o diventare migliore, ma solo perché troverà tra le pagine qualcosa che gli parla. E molto spesso quello che gli adolescenti cercano è il racconto del male, della rabbia e del veleno che sentono dentro e fuori di sé. Devono averlo, è un loro diritto. Leggeranno cose che bruciano, non quelle che educano (ammesso che esistano e che possano realmente educare). I libri che bruciano non sono noiosi: li rendono noiosi tutti quelli che vogliono spegnerli prima di metterli in mano ai ragazzi".

Come far entrare la lettura nella vita di ragazze e ragazzi nell’èra di Google?

"Portando Google dalla nostra parte. In realtà la rete potrebbe essere un’ottima sponda per crescere i lettori di oggi. Se da un lato non esiste libro di cui un adolescente disperato non abbia cercato la trama su internet per compilare l’orrenda scheda di fine lettura, dall’altro esistono una marea di siti che possono essere usati con l’avallo dell’insegnante e non col solo scopo di sfuggire ai compiti che assegna.

Si potrebbe, per esempio, costruire una biblioteca di classe che duri per tutto il percorso di studi con le recensioni e le stroncature degli alunni. Sarebbe anche per loro un ricordo di quegli anni, una traccia delle letture fatte insieme. Esistono poi studi molto interessanti su Twitter e la letteratura.

L’idea di condividere un contenuto che ci sta a cuore è qualcosa che Facebook ha fatto entrare nella vita di tutti: su Twitter questa condivisione potrebbe incentrarsi sul libro che si sta leggendo. Non parlo solo di citazioni, ma anche di veri e propri esercizi di sintesi (con uno storify a fine percorso), giochi di ruolo (assumendo il punto di vista di un personaggio), ricerca di contenuti ispirati al testo letto (quadri, canzoni). Senza contare la presenza in rete di riviste che recensiscono romanzi o pubblicano racconti: perché non seguirne qualcuna per scegliere insieme il prossimo libro da leggere? Dopo, ci sarebbe anche il gusto di trovarsi in accordo o in totale disaccordo con il recensore. Si potrebbe benissimo dire che questi non sono altro che espedienti, mezzucci con cui si cerca disperatamente di portare i ragazzi a leggere qualche riga. Penso però che valga la pena provare perché rendere stimolante l’idea di lettura che hanno sarebbe già un risultato: ripensare l’educazione sentimentale sperando che un giorno si innamorino davvero".

Giusi Marchetta

http://www.repubblica.it/rubriche/passaparola/2015/04/01/news/lettori_si_cresce-110962851/

Data ultima modifica: 23 aprile 2017