UNIVERSITA’ STATALE: SOSPESO IL SENATO ACCADEMICO

Ultime notizie: Sospeso il senato accademico che doveva decidere sui test di ingresso per le facoltà umanistiche. Centinaia di ragazzi con docenti e ricercatori in presidio per ore: "Inaccettabile per un ateneo pubblico"

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Uno degli ultimi baluardi dell’accesso libero ai corsi di studio in Statale a Milano (ovvero quelli senza test d’ingresso) potrebbe cadere oggi.

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Il Senato accademico dovrà infatti pronunciarsi nel pomeriggio sulla possibilità che i cinque corsi di laurea triennale dei dipartimenti umanistici (storia, filosofia, lettere, beni culturali e geografia) introducano una selezione all’ingresso e un numero programmato.

Per l’ateneo di via Festa del Perdono, se dovesse passare la decisione di centellinare l’ingresso alle umanistiche, resterebbero soltanto cinque corsi (su 79) a cui i neodiplomati potrebbero accedere senza dover sostenere una prova di selezione. Ovvero matematica, fisica, giurisprudenza, geologia.

Quella sulla selezione all’ingresso è una discussione che sta lacerando il corpo docente della Statale e le posizioni dei senatori accademici, e il risultato della votazione è incerto.

Da una parte c’è chi si schiera dalla parte del rettore Gianluca Vago il quale ha imposto che la decisione sull’argomento fosse rimessa al Senato accademico, nonostante il parere contrario dei singoli dipartimenti. I favorevoli al numero chiuso sono soprattutto gli esterni alla facoltà di studi umanistici. Dall’altra, invece c’è la gran parte dei docenti dei corsi di laurea interessati che protestano contro una decisione definita "autoritaria" che vorrebbe imporre decisioni contro la volontà dei dipartimenti.

Ieri alcuni docenti di Filosofia hanno organizzato delle lezioni in piazza per protestare contro questa posizione del rettore. Tra questi c’era anche Alessandro Zucchi, direttore del dipartimento di Filosofia e filosofo del linguaggio, il quale ha portato in piazza Fontana i suoi studenti, davanti a uno striscione che recitava: "Studi Umanistici Facoltà aperta, no al numero chiuso". Insieme a lui hanno attuato la stessa forma di protesta anche altri due docenti di filosofia, Gianfranco Mormonio, docente di Etica, e Raffaella Colombo ricercatrice di Storia della Filosofia.

Il numero chiuso arriva a Lingue

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In una lettera rivolta al Senato accademico Zucchi chiede ai senatori di fare un passo indietro. Con riferimento all’autonomia dei dipartimenti, il professore scrive: "Il Senato ha certo la prerogativa di deliberare e cancellare gli esiti di questo cammino dal basso, intrapreso dai dipartimenti di area umanistica. Tuttavia, questo avrebbe l’effetto di creare una frattura profonda tra la componente umanistica e le altre componenti dell’Ateneo. Chiediamo pertanto al Senato di non procedere d’autorità e di riconoscere invece la nostra volontà di trovare una soluzione nell’interesse generale dell’Ateneo".

L’altro punto che sottolineano i contrari al numero chiuso è infatti la modalità con cui si vorrebbe imporre la selezione: una decisione che arriva dall’altro contro il parere di docenti e studenti.

Dal canto loro quelli che vogliono il numero chiuso parlano di una scelta di qualità e di equità. "La maggior parte dei corsi ha il numero chiuso, filosofia e storia valgono quanto matematica e fisica", ha detto il rettore Vago in un’intervista al Corriere della Sera. Tuttavia, se è vero che la Statale sta virando verso il numero chiuso, non sono solo le umanistiche ad avere ancora accesso libero. Proprio matematica e fisica sono tra corsi di laurea scientifici che non hanno una selezione per le matricole.

Uno dei punti più delicati riguarda invece il tema del numero di docenti a disposizione dell’ateneo. Considerati infatti i vincoli di docenti minimi che il ministero pone sulla base del numero degli iscritti, il rischio è che un eccessivo numero di matricole possa costringere l’università a chiudere il corso di laurea, ovvero a non far partire i corsi per un anno. "La facoltà ha cercato di trovare una mediazione con l’estendere il test di autovalutazione a tutti i corsi di studio - aggiunge Zucchi - , una mediazione tra l’esigenza comune di far fronte alla situazione creata dalle disposizioni del Miur e l’esigenza di tener conto delle specificità dei corsi di studio di area umanistica".

Sforzi inutili che non sembrano essere stati accettati dai vertici dell’ateneo che hanno quindi preferito forzare la mano e rimettere la decisione al Senato accademico. Dove, nella seduta di oggi, è previsto uno scontro acceso tra le diverse fazioni dell’ateneo.

un articolo di Luca De Vito - La Repubblica 16 05 2017


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Data ultima modifica: 19 maggio 2017