SCUOLE: mancano i fondi per le aperture estive Progetto a rischio flop `

ROMA «La Scuola al Centro» è rimandata a settembre. Rimandata nei tempi, ma soprattutto nelle intenzioni. Le proposte delle scuole ci sono, la graduatoria pure, però il progetto del Miur - nato per contrastare la dispersione scolastica e favorire l’inclusione sociale - non prenderà il via prima di due mesi.

Niente moduli didattici, sportivi e culturali in estate. Niente porte aperte e ragazzi coinvolti in attività che dovrebbero invogliare a restare in aula oltre gli orari scolastici e soprattutto utili per tenerli lontani dalle tentazioni della malavita, che nei minorenni trova sempre facili prede e manovalanza. E i bambini delle famiglie disagiate, che tanto si erano impegnati e divertiti nelle innumerevoli attività proposte la scorsa estate, stavolta resteranno a casa, vedendo il loro zelo vanificato. Il Miur ha bluffato. Gonfiando il petto e promettendo qualcosa che nei fatti non ci sarà.

Quest’anno si dovrà attendere l’autunno per accogliere di pomeriggio studenti e famiglie. Cioè quando le scuole apriranno normalmente, aggiungendo così alle ordinarie attività didattiche quotidiane, altri impegni.

Eppure l’anno scorso il progetto pilota andò a gonfie vele, sebbene ci fosse un piccolo stanziamento che permise l’apertura in estate di 400 scuole in quattro capoluoghi (Napoli, Milano, Roma e Palermo).

L’allora ministro Stefania Giannini visitò in agosto anche una scuola di Barra che accolse undici dei 148 istituti di Napoli che parteciparono a «La Scuola al Centro», coi ragazzi pronti a descrivere le singole attività e a esporle l’importanza di sentirsi impegnati anche d’estate. La promessa in quei giorni fu che il progetto sarebbe andato avanti soprattutto perché «la scuola deve continuare a essere il centro della comunità».

Quando a settembre scorso il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha lanciato il bando nazionale, quindi, si cantò vittoria. Se per il progetto pilota servirono appena 5 milioni di euro per coprire 4 città, il bando stavolta prevedeva un investimento iniziale di 240 milioni di euro e almeno 6 mila scuole. Almeno queste erano le intenzioni. Da settembre a oggi però è successo davvero di tutto.

È stata fissata una proroga a novembre per la presentazione dei moduli, poi c’è stato il cambio di Governo. Solo a fine giugno arriva la graduatoria provvisoria e si scopre che le scuole finanziate in tutta Italia saranno 4.633 su 8 mila totali, mentre lo stanziamento totale sarà di 187 milioni di euro. Rispetto alle intenzioni iniziali, mancano all’appello 53 milioni di euro e soprattutto 1.500 scuole.

Inoltre, soltanto il 13 luglio è stata comunicata agli istituti assegnatari la graduatoria definitiva, con i singoli progetti approvati e i fondi per ciascuno. La procedura però non è finita qui: essendo i 187 milioni di euro su fondi Pon e non ministeriali, come era successo l’anno scorso, bisogna seguire un iter burocratico molto preciso e lungo per l’assegnazione.

Il Miur dovrà comunicare alle scuole l’autorizzazione a procedere (cioè la spendibilità), e finalmente si potranno preparare e pubblicare i bandi per ciascun modulo didattico (ogni scuola in media ne presenta 5) e aspettare i 30 giorni fissati per legge per ricevere le proposte. Dopo di che saranno vagliate le richieste e finalmente assegnare il progetto ai vincitori.

A conti fatti se ne parlerà per la fine di settembre ma è ragionevole pensare che si partirà a ottobre inoltrato. Il 10 per cento delle scuole finanziate ha presentato progetti che prevedono aperture durante il periodo estivo, progetti che si svolgeranno però l’anno prossimo.

Mariagiovanna Capone 18 luglio 2017 Il Messaggero


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Data ultima modifica: 24 luglio 2017