SCUOLA-LAVORO: E’ SFRUTTAMENTO

NAPOLI - Proseguono anche (e soprattutto) a Napoli le proteste contro l’alternanza scuola-lavoro. Protagonisti ancora una volta i ragazzi del liceo classico Vittorio Emanuele, dopo una quinta anche gli studenti di una terza ieri avrebbero voluto indossare cartellini contro gli obblighi formativi della 107 (la “Buona Scuola”) al Museo Duca di Martina, dove avrebbero dovuto fare da guide. Ma il tutor scolastico, visti gli effetti della precedente protesta in occasione delle Giornate del Fai, consultando la direttrice gli ha detto di no e una metà dei ragazzi è comunque restata all’ingresso del Museo tenendo i propri cartellini per poi postare un video su Facebook.

Il «caso»

Invece di domenica delle Palme protestò la VB incaricata di lavorare al museo mineralogico della Federico II. In quella occasione fu una delegata del Fai ad andare in presidenza e subito dopo i ragazzi, che volevano soltanto indossare il proprio cartellino sostituendo quello del Fai con la scritta “volontario” , hanno avuto una nota di demerito che potrebbe anticipare il 7 in condotta, ma deciderà comunque il Consiglio di istituto: un “caso” diventato nazionale, che fa il paio coi successivi di Carpi, dove un minore ha avuto 6 in condotta per essersi lamentato su Fb del suo incarico obbligato presso una azienda metalmeccanica, o con simili proteste in altre città dove l’alternanza scuola-lavoro si svolge, in orario scolastico, anche nei McDonald’s. In parallelo, viaggia pure la vertenza nazionale dei professionisti dei beni culturali contro ogni sorta di volontariato o precariato abusato nel comparto, anche questa esplosa nelle Giornate del Fai.

Sfottò

Che la protesta del Vittorio Emanuele non si fosse esaurita s’era capito a Pasqua, quando i ragazzi del collettivo piazzando il cartellino della discordia su un “casatiello” fresco di forno, commentarono così la foto d’auguri: «E oggi non ci fate lavorare? O qualcuno riuscite a sfruttarlo anche a Pasqua? Buon casatiello».

«E’ il mondo del lavoro, belli de zio»: nella sfilza di commenti per lo più benevoli, ci sono tanti genitori e insegnanti. Vale lo stesso per il video girato alla Floridiana dai ragazzi della 3B: «Stamattina la classe ha aderito all’appello alla mobilitazione contro l’alternanza scuola-lavoro» dicono gli “irriducibili” restati fuori dal Museo. «Giunta al Museo Duca di Martina gli è stato impedito di entrare perché indossavano un cartellino di protesta su cui c’era scritto “no all’alternanza scuola-sfruttamento”. Non possiamo rifiutarci di fare alternanza e questo è l’unico modo possibile per denunciare l’assurdità di una legge che ci costringe a lavorare gratuitamente in un paese col tasso di disoccupazione giovanile altissimo. La protesta non è contro il Museo né contro Fai o la direttrice, noi il nostro turno lo vogliamo svolgere ma senza reprimere la nostra libertà di parola».

L’appello alla mobilitazione

In un altro video le quinte spiegano a turno: «Sono tre anni ormai che con la legge 107 l’alternanza scuola-lavoro è entrata a far parte del nostro percorso formativo e possiamo dire che non forma affatto perché è obbligatoria, toglie tempo allo studio e alle nostre passioni e introduce nelle scuole enti privati con poteri decisionali. Due settimane fa la goccia che ha fatto traboccare il vaso: durante lo svolgimento del nostro impiego abbiamo indossato cartellini di protesta e il nostro gesto, nonostante non abbia compromesso il lavoro, è stato condannato e siamo stati minacciati del 7 in condotta (nella nota di demerito ai ragazzi si dice di aver «infangato il Fai e la scuola», ndr) ; un altro ragazzo a Carpi ha avuto 6 in condotta per aver protestato su Fb. Non possiamo rifiutarci ma lanciamo un appello, quando siete sui posti di lavoro-sfruttamento mettete anche voi un cartellino, fate un gesto di dissenso e pubblicate le foto sui social».

I commenti

Ed ecco alcuni commenti in ordine sparso: «Evidentemente non volevano far sapere ai visitatori del museo che le guide sono studenti costretti a lavorare gratis»; «L’alternanza scuola lavoro, nei licei, è un controsenso. In queste scuole, si dovrebbe insegnare che la cultura ha valore di per sé, e non in quanto finalizzata alla produzione e al profitto»; «Cioè questi ragazzi fanno alternanza-sfruttamento in orario scolastico?»; «Alternanza Obbedienza-Repressione. Con cancellazione del diritto al pensiero critico!»; «Sono un docente dell’Amaldi di Roma e di scuola fuori mercato, perché non lanciamo un appello e una raccolta di firme contro l’alternanza aperta anche ai docenti?»; «Un ragazzo scrive su Facebook che l’alternanza scuola-lavoro è sfruttamento. È convocato in presidenza ed è punito con il 6 in condotta. Siamo una generazione sotto ricatto. Lavora e zitto, non protestare, non chiedere possibilità di scelta, non dire la tua, altrimenti puoi essere punito»; «Birichini... ma tutti i torti non li avete, bellidezio».

Duecento ore

La nuova alternanza scuola-lavoro è disciplinata dalla legge 107/2015 detta della Buona Scuola. «Al fine di incrementare le opportunità di lavoro e le capacità di orientamento degli studenti, i percorsi di alternanza sono attuati, negli istituti tecnici e professionali, per una durata complessiva, nel secondo biennio e nell’ultimo anno del percorso di studi, di almeno 400 ore e, nei licei», come il Vittorio Emanuele, «per una durata complessiva di almeno 200 ore nel triennio. Le disposizioni d si applicano a partire dalle classi terze. I percorsi di alternanza sono inseriti nei piani triennali dell’offerta formativa».

Un articolo di Luca Marconi 7 aprile 2018 | Corriere del Mezzogiorno


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Data ultima modifica: 11 aprile 2018