GOOD BYE INVALSI: LE PROVE VANNO ABOLITE

Pensare di valutare l’apprendimento degli alunni facendo mettere delle crocette qua e là o comunque costringendoli a cercare risposte esatte, appare un equivoco non privo di conseguenze.

Imparare rappresenta un processo operativo complesso che necessita di verifiche applicative più che di nozioni da ripetere. Sappiamo di aver imparato a guidare l’auto quando superiamo la prova pratica.Non basta conoscere teoricamente come funziona il motore.

I test Invalsi banalizzano la conoscenza e ripropongono l’arcaica idea di una scuola fatta di contenuti da mandare più o meno a memoria. Si tratta di una modalità superata.

Che bisogno abbiamo di valutare sulla base di una singola prestazione? Ogni alunno va considerato a partire dai suoi specifici punti di partenza piuttosto che dal giudizio sulla base di una prova identica per tutti.

La scuola non è Rischiatutto! Gli alunni che non partecipano a questo inutile test hanno tutte le ragioni possibili, insieme alle loro famiglie. Occorre chiedere una scuola che offra agli insegnanti una formazione regolare e sistematica, una scuola aperta alle metodologie attive e maieutiche, una scuola che valorizzi il gruppo classe e sappia sviluppare le risorse degli alunni piuttosto che fare la guerra ai loro inevitabili errori.

Una scuola di qualità non ha bisogno delle prove Invalsi. Abbandoniamole senza rimpianti: non garantiscono in nessun modo una vera valutazione, ma fotografano semplicemente l’alunno sulla base di una risposta esatta, uno dei metodi più discutibili per verificare l’apprendimento.

Good bye Invalsi! Usiamo i fondi pubblici per migliorare il sistema scolastico piuttosto che per stressare inutilmente gli alunni.

Il punto di vista del Cpp, scritto da Daniele Novara (Giugno 2017)


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Data ultima modifica: 9 maggio 2018