Del degrado L’ADOLESCENTE È UNA VITTIMA, non la causa

“Virtualità e rapidità bruciano la riflessione, la società della violenza fa crescere la rabbia”

Caro direttore, se li ricorda Per voi giovani e Speciale per voi ? Erano programmi della Rai dedicati alla cultura giovanile. Altri tempi. Oggi, a circa cinquant’anni di distanza, il programma più probabile da attendersi sarebbe Contro voi giovani, come occasione per un’analisi sociologica sul degrado giovanile.

Ma cos’hanno nella testa questi ragazzi ?

Quando non spaccano vetrine con i tombini di strada passano le serate sui gradini delle chiese a bere birra e fare chiasso. Ci vuole più controllo, tolleranza zero e certezza della pena, queste le domande e le risposte più gettonate.

Sarebbe il caso invece di chiedersi il perché di una « spaccata » per rubare nulla (spesso spiccioli di cassa oppure oggetti di nessun valore), ma si preferisce amplificare il fenomeno a tutta una generazione pur di scaricare le nostre responsabilità di fronte ad un presente che sentiamo, noi per primi, minaccioso e fuori dal nostro controllo.

Se c’è un degrado, di esso l’adolescenza è vittima, non causa.

Non assorbono, come e più degli altri, il messaggio che rimbalza da ogni lato che il successo è sancito dal « possesso » ? Di un’auto da sogno, del capo griffato o dello smartphone ultima generazione di cui non si può fare a meno ?

Ai ragazzi arriva forte il messaggio che anche una ragazza si può « possedere » — espressione tremenda — come fosse un bene personale e un suo rifiuto o un abbandono sono inammissibili, vissuti come la privazione del godimento di un diritto « di genere », non scritto ma non per questo meno radicato.

Sono immersi fino al collo nell’esplosione di virtualità che dilaga e cancella la percezione delle conseguenze reali di un atto. Lasciati da soli a giocare a videogame dove bisogna reagire istantaneamente allo stimolo per non uscire sconfitti. E i mostri che uccidono dopo un istante sono di nuovo in piedi.

La stessa velocità d’azione è richiesta nelle chat, dove se sei lento ti giochi l’intervento perché nel frattempo il tema della chat è già cambiato.

Virtualità e rapidità che bruciano i tempi per un minimo di riflessione e con essa la consapevolezza della realtà. Dobbiamo essere preoccupati, e molto, perché gli adolescenti sono i più vulnerabili rispetto ai messaggi d’odio e di violenza che rimbalzano da ogni lato nella nostra società.

Tra loro sta crescendo una rabbia nuova, che li spinge ad atti di violenza senza motivi, senza un avversario ben definito o un obiettivo. E tuttavia la nostra risposta non può essere una criminalizzazione generalizzata con l’invocazione della « tolleranza zero » e della « certezza delle pene » (che pena si può pensare per un quindicenne che spacca una vetrina senza poi rubare niente ?), bensì andando all’origine di quel malessere su cui a mio parere pesa la consapevolezza di un futuro sempre più incerto e precario, dove sarà facile restare fuori dai giochi o finire inseriti su binari destinati alle vite di scarto.

La fuga all’estero dei nostri giovani — non solo cervelli, ma corpi e sogni — è diretta conseguenza di questo orizzonte percepito angusto e indesiderabile.

Chi paga il prezzo più alto della scomparsa dei luoghi di incontro reali, della sostituzione dell’emozione di un sorriso con l’iconcina in arrivo sullo smartphone ?

Ci stupiamo se siedono sui gradini delle piazze con una birra in mano : e dove altro potrebbero ? Forse ai tavolini di un bar, come facevamo ai nostri tempi ?

Ma a quei tempi con quanto costa oggi consumare un gelato in un dehors del centro si cenava in pizzeria e c’entrava anche il dolce.

Finiamola con le etichettature, indubbiamente questi ragazzi possono essere fastidiosi, ma non trasformiamoli in « stranieri interni » come li ha definiti Georg Simmel, che ci spaventano perché non si possono fermare alle frontiere o sulle nostre coste e prima o poi chiederanno un lavoro, una casa affittabile a un prezzo umano, e soprattutto un futuro che valga la pena impegnarsi a realizzare.

Le richieste che portano sono la più grande nostra speranza.

Un articolo di Giuseppe Bagni *Ex presidente Cidi

Corriere fiorentino 13 06 2025

Immagine : Pao www.paopao.it

Data ultima modifica: 16 juin 2025