MILANO, Una rete di scuole contro la guerra

Una rete di scuole contro la guerra. È ciò che sta intessendo, da Milano, l’associazione NonUnodiMeno, nata per contrastare la dispersione scolastica e aiutare gli studenti più svantaggiati attraverso scuole popolari e che, da qualche mese, di fronte all’escalation di guerre sempre più numerose e cruente sul planisfero e a una mentalità conflittuale ormai sdoganata a livello sociale, risponde con un documento programmatico destinato a studenti e insegnanti, presentato qualche giorno fa anche al cardinale Matteo Zuppi a Bologna.

«Il manifesto – spiega Giansandro Barzaghi, presidente di NonUnodiMeno e docente di diritto nelle scuole secondarie superiori milanesi per 40 anni – si intitola “Impariamo la pace” e si rivolge principalmente alle scuole e alle università, anche se è sostenuto da parroci, politici, sindacalisti… Ciascuna istituzione formativa aderisce al progetto e poi, in modo autonomo, dà vita a iniziative che si oppongono al reclutamento e all’ideologia bellica. In un momento storico in cui la guerra è ritornata prepotentemente nella storia dell’umanità, è importante che ciascuna scuola si impegni per trasformarsi in un’accademia della pace».

Gli istituti milanesi Cardano e Galvani e il Liceo Bottoni sono stati tra i primi ad accettare la proposta insieme al Puecher e al Cartesio di Cinisello Balsamo. A queste scuole e a quelle che nel frattempo si sono aggiunte, l’associazione e i firmatari del documento – oltre 2.600 persone, cui ci si può accodare aderendo alla petizione su change.org – propongono anzitutto di cambiare approccio pedagogico, scardinando l’individualismo e la competizione che portano a dinamiche di prevaricazione e utilizzando invece forme di apprendimento cooperativo e di gruppo sul modello delle scuole montessoriane che non a caso hanno già aderito all’iniziativa.

«Proponiamo poi – si legge nel testo – di usare le ore di educazione civica per insegnare non solo i doveri ma anche i diritti e i valori fondamentali della nostra Costituzione». Come? Con poca teoria e molta pratica, come giochi di ruolo per insegnare ai giovani che un conflitto si può gestire e superare non solo con violenza e scontro ma anche con il dialogo, l’arte della mediazione e della reazione non violenza.

Agli insegnanti l’associazione NonUnodiMeno propone anche di spiegare i conflitti agli studenti: dove stanno avvenendo, quali sono le cause, in che condizioni vivono le popolazioni civili vittime di guerre e massacri. «Solo con l’informazione si sconfigge l’indifferenza dilagante», dicono, e possono nascere interscambi e iniziative di solidarietà come le raccolte fondi, l’invio di aiuti umanitari e persino la promozione di ricostruzione di scuole nei territori bombardati.

Per riuscire in questo ambizioso progetto le scuole non possono e non devono agire da sole ma, appunto, fare rete. Anzitutto tra loro ma poi anche coinvolgendo psicologi ed esperti di dinamiche di gruppo, storici, giornalisti e studiosi di cooperazione e diritto. Da questa convinzione nasce il manifesto “Impariamo la pace” che prende posizione anche nei confronti della militarizzazione delle scuole, denunciata nei mesi scorsi da diversi istituti italiani dove agli studenti sono state proposte conferenze di orientamento alle forze armate, visite presso i reparti dell’esercito, corsi di inglese con i Marines nonché vere e proprie alternanze scuola-lavoro in caserma.

«La denuncia di queste realtà – sostiene Barzaghi – è doverosa ma non basta. Bisogna spiegare ai ragazzi che esistono meccanismi che il diritto internazionale può attivare per risolvere i conflitti in modo alternativo alla guerra; in questo modo, come diceva la pedagogista Maria Montessori, si prepara scientificamente la pace attraverso l’educazione. È esattamente quello che noi, nello nostro piccolo, stiamo facendo».

Un articolo di Ilaria Beretta - L’Avvenire 05 11 2024

- il documento integrale qui:

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Per scuole e università interessate, scrivere qui: info@nonunodimeno.net

Data ultima modifica: 5 novembre 2024