"SCUOLA PUBBLICA FALLITA un diritto costituzionale negato"

Milano: oltre 200 persone all’iniziativa "La scuola pubblica fallita un diritto costituzionale negato"

Ecco l’introduzione al dibattito del nostro Presidente Giansandro Barzaghi:

LA SCUOLA PUBBLICA FALLITA UN DIRITTO COSTITUZIONALE NEGATO

Vorrei ringraziare, a nome delle due Associazioni “NonUnodiMeno” ed “EducaCi”, tutti i nostri graditissimi ospiti ed in modo particolare la giornalista Lisa Iotti e tutta la redazione di Presa Diretta, che, a partire da Riccardo Iacona, con la trasmissione “La scuola fallita”, hanno dato a noi tutti un contributo determinante per conoscere, con dovizia di particolari, quello che è lo “stato di salute” della Scuola Pubblica italiana, o se volete meglio, lo stato di vera e propria sofferenza, a volte drammatica, della scuola statale italiana.

Il merito di Presa Diretta è stato proprio quello di uscire da un dibattito a volte troppo specialistico o autoreferenziale e di costringerci invece a partire dalla situazione concreta, a guardare in faccia la realtà per capire come e in che modo possiamo e dobbiamo ripartire.

Questo è il tema che vorrei proporvi in questo incontro.

Certo avrei voluto iniziare questa introduzione dalla narrazione delle tante e belle “buone pratiche” che tante scuole e tanti docenti e studenti portano avanti quotidianamente, così come abbiamo fatto lo scorso anno con il “1° Salone delle Buone pratiche” che ha visto una straordinaria partecipazione di 50.000 visitatori (fonte Corriere della Sera) e di 120 scuole 30/40 Associazioni etc.

E proprio per questo abbiamo invitato oggi rappresentanti di scuole, magari di frontiera, come la Casa del Sole, perché la scuola italiana non è solo abbandono e disgregazione.

Ma la domanda che mi vorrei porre è se, in queste condizioni,
- se mancano le risorse,
- se manca la programmazione o le sperimentazioni,

è ancora possibile, ci sono ancora le condizioni, gli spazi per le buone pratiche?

E allora provo a ricapitolare cose che conosciamo tutti, ma che messe tutte assieme, confermano il dato pesantissimo, di vera e propria “emergenza nazionale”, che abbiamo di fronte:

1. Il più grande licenziamento di massa che la storia del nostro paese ricordi. Altro che riforma epocale! Qui di epocale c’è solo il massacro sociale! Docenti precari, anche di non tenera età, (16 anni di media di lavoro alle spalle) alla ricerca disperata di un posto fisso e supplenti annuali che si spostano in continuazione, da un capo all’altro del paese, senza alcuna continuità didattica. Scuole che non possono pagare i supplenti, classi senza insegnante che vengono quotidianamente divise e gruppi di alunni parcheggiati in altre classi.

2. Impossibilità di svolgere attività per gruppi, grazie al taglio delle copresenze nella scuola primaria. Meno insegnanti e meno ore di sostegno per gli alunni disabili. Non parliamo degli insegnanti facilitatori per studenti stranieri, o del tetto del 30%, o della sentenza della Corte di Cassazione che, di fatto, nega il diritto universale all’istruzione per i figli di genitori irregolari, in quanto dice “ la tutela della legalità alle frontiere prevale sulle esigenze di tutela del diritto allo studio dei minori”.

Gravissimo! Questo vuol dire che il razzismo è arrivato ai livelli più alti delle istituzioni!

3. Stato non solo penoso degli edifici scolastici, fatiscenti e pericolosi, ma del tutto fuori norma. Mancanza di spazi, aule ristrette e sovraffollate, che a causa dell’aumento del numero di alunni per classe, risultano anch’esse fuori norma. Mancanza di una anagrafe dell’edilizia scolastica, più volte promessa e mai fino ad oggi realizzata.

Il caso del Comune di Milano è emblematico! Fondi per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, 773 milioni di Euro, non ancora sbloccati dal Governo.

4. Mancanza di fondi per l’acquisto di materiale didattico e per il funzionamento amministrativo e crediti di 1 Miliardo di Euro che le scuole non possono più esigere dal Ministero.

5. Genitori che debbono sopperire con il “contributo volontario”, sempre più oneroso, in una scuola pubblica e dell’obbligo che dovrebbe essere gratuita.

6. Aggiungo da ultimo una controriforma, povera di contenuti, che, oltre a tagliare docenti, personale Ata, Itp, ore, laboratori, materie fondamentali, sperimentazioni, ripropone un modello rigido di tipo gentiliano, a canne d’organo, con la tripartizione classica tra Licei, istituti tecnici e professionali, funzionale ad una tripartizione nel mercato del lavoro, tanto cara a Confindustria, che impedisce ogni elasticità nel passaggio da un canale all’altro e stronca definitivamente quel “Biennio Unitario” che era la condizione per costruire, all’interno dell’obbligo scolastico a 16 anni, un approccio comune, dei passaggi tra i tre canali.

7. Ancora la cancellazione scandalosa dell’obbligo scolastico, attraverso l’apprendistato a 15 anni, che ripropone il doppio canale, proprio di una visione classista, antiscientifica e antipedagogica. Una riedizione dell’avviamento professionale.

8. Da ultimo, non dimentichiamolo, il “Come Back” del duo Tremonti/Gelmini, che ci riporta indietro ad una scuola autoritaria e repressiva, che avrà come effetto quello di aumentare ulteriormente la dispersione e l’abbandono scolastico, o per meglio dire, la selezione classista, in una scuola sempre più delle diseguaglianze.

Una società più povera di saperi è quella che produce maggiori diseguaglianze.

Ma “se si perde loro – diceva Don Milani – la scuola non è più scuola. E’ un ospedale che cura i sani e respinge i malati”

Ho cercato di riassumere quello che voi e molti operatori conoscono fin troppo bene, ma che al grande pubblico non era noto, fino alla trasmissione di Presa Diretta.

Ma se questa è la realtà nuda e cruda, vi proporrei un ragionamento e vorrei lanciare una proposta a titolo esemplificativo:

se la controriforma è sostanzialmente passata, anche per la mancanza di una vera opposizione degna di questo nome in Parlamento e nella società (qualcuno che avrebbe dovuto essere all’opposizione era addirittura all’interno della cabina di regia per i nuovi regolamenti per i licei e per gli istituti tecnici e professionali) – se questo è vero - allora per ricostruire un fronte unitario che coinvolga non solo i docenti, ma anche gli studenti e le famiglie e i lavoratori tutti, ripartiamo da queste questioni molto concrete, sulle quali c’è una sensibilità acuta e si può costruire un consenso largamente maggioritario.

A titolo esemplificativo penso ad esempio che sarebbe utile mettere a nudo le inadempienze gravi del Governo e degli Enti Locali, delle vere e proprie illegalità, rilanciando la controffensiva proprio sul terreno della legalità e della sicurezza delle scuole, della qualità dell’edilizia scolastica, della qualità del vivere e del lavorare a scuola.

Un’iniziativa fortemente unitaria contro “le scuole fuorilegge” che coinvolga le diverse associazioni, i movimenti, le organizzazioni sindacali, o la stessa Lega Ambiente che da anni denuncia lo stato di abbandono degli edifici scolastici.

- Perché allora non rivendicare un Piano Triennale straordinario di 10/13 Miliardi di Euro, la prima grande opera pubblica del nostro paese, insieme al risanamento del territorio?
- Perché non proporre una Legge di iniziativa popolare, o una Petizione, che coinvolga milioni di persone?
- Perché non provarci tutti assieme – forze sociali e forze politiche in modo unitario – e costruire su questo una controffensiva?

La seconda questione che voglio trattare riguarda la necessità di comprendere appieno la fase che abbiamo di fronte. Per essere sintetico, non penso che con la manovra da 8 miliardi di Euro si sia esaurito il disegno della maggioranza di governo. E chi pensa che la controriforma sia stata dettata unicamente da motivazioni di bilancio, dovrà presto ricredersi.

Nella sostanza intendo affermare che dopo la
- fase 1, quella della riduzione drastica delle risorse, adesso si aprirà lo scenario della
- fase 2, quella dello smantellamento di quell’anomalia tutta italiana rappresentata da una scuola statale ancora largamente maggioritaria nel nostro paese – oltre il 90% - a differenza di altri paesi europei. Credo che il pericolo ancora non sia stato colto in tutta la sua profondità.

Qui siamo di fronte ad un disegno eversivo, che è quello di smantellare uno dei capisaldi della nostra Costituzione, quell’”organo costituzionale” (Calamandrei) aperto a tutti (Art.34 Cost.), che è rappresentato dalla scuola della Costituzione, un presidio democratico, di partecipazione, di collegialità e di sapere critico, che, nonostante tutto, ancora rimane nel nostro paese. Come si fa allora a destrutturare la scuola pubblica statale?

In due modi: il primo, favorendo le scuole private, come il modello lombardo ci insegna e di cui ci parlerà Luciano Muhlbauer, che voglio qui ringraziare, a nome di tutti noi, per l’utilissimo dossier e per la battaglia di opposizione condotta in Consiglio Regionale, spesso da solo, contro il “finanziamento pubblico alla scuola privata in Lombardia”.

Il secondo modo è quello di andare, dopo aver penalizzato la scuola pubblica statale, verso la sua trasformazione, che passa attraverso l’aziendalizzazione e la modifica delle regole di reclutamento del personale e della composizione degli organi collegiali, come ci dice il disegno di Legge Aprea. Per venire poi alla grande questione del finanziamento alle scuole private, che vide nella storia del nostro paese addirittura cadere nel 1964 un Governo, il Governo Moro, per aver proposto un modesto finanziamento alle scuole materne private, voglio ricordare quanto ci ha già detto la Ministra Gelmini nell’intervista al Corriere della Sera del 18.6.2009: “Costituzione alla mano…. udite… voglio che tutti abbiano il diritto di scegliere se andare alla scuola pubblica o alla scuola paritaria. Quindi, siccome le scuole paritarie costano, sto pensando ad una riforma che dia la possibilità di accedere ad un Bonus a chi vuole frequentarle. Un po’ come succede già in Lombardia”.

E’ dunque questo il modello lombardo che si vorrebbe trasferire a livello nazionale. Un modello che favorisce spudoratamente le famiglie che mandano i figli alle scuole private, ( famiglie benestanti con redditi medio alti, fino a 200.000 Euro), e che penalizza pesantemente il Diritto allo Studio!

Mettere in regime di concorrenza, come diceva l’Assessore Rossoni nell’intervista, il settore pubblico e quello privato. Per cui se la scuola statale è oggi sopra il 90%, bisogna progressivamente riportarla alla pari con la scuola privata….

A questo proposito mi vengono in aiuto le parole di Piero Calamandrei pronunciate in occasione di un famoso discorso del 1950.

Parole di grande attualità, nonostante i 60 anni passati, perché i “cuochi di bassa cucina”, come li definiva Calamandrei, dopo 60 anni sono ancora al lavoro per cucinare la stessa ricetta.

“Come si fa ad istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in 2 modi:

- uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo.
- L’altro è il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime.

Facciamo un’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale …..non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli, ma vuol istituire una larvata dittatura. Allora che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali.

C’è una certa resistenza, in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora il partito dominante segue un’altra strada:

- comincia a trascurare le scuole pubbliche,
- a screditarle, ad impoverirle.
- Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Cure di denaro e di privilegi…
- E magari si danno dei premi, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che sono disposti a mandare i loro figlioli, invece che alle scuole pubbliche, alle scuole private.
- Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare le scuole di stato in scuole di partito, MANDA IN MALORA LE SCUOLE DI STATO per dare la prevalenza alle sue scuole private…. E come?..... Dare alle scuole private denaro pubblico.

Questo è il punto! Questo è il metodo più pericoloso! ….Denaro di tutti i cittadini, di tutti i contribuenti, di tutti i credenti delle diverse religioni, di tutti gli appartenenti ai diversi partiti, denaro che, invece, viene destinato ad alimentare le scuole di una sola religione, di una sola setta, di un solo partito”.

Queste le parole profetiche di un padre costituente.

Ora

- se è vero che la scuola è il luogo fondante della democrazia, in cui la democrazia mette le sue radici più vigorose,
- se è vero che la scuola è lo strumento di uguaglianza e libertà, di incontro tra storie e culture di ogni provenienza e dunque il luogo per eccellenza per formare dei nuovi cittadini, una nuova coscienza di cittadini, - se è vero che la scuola, l’università, la ricerca, la conoscenza sono un grande investimento strategico per il futuro del nostro paese, soprattutto in un periodo di grave crisi economica, sociale e culturale, allora davvero riprendiamo la lunga marcia per riaffermare, nella quotidianità delle 100 e delle 1000 “Buone Pratiche”, la centralità di un diritto universale e di un bene comune, che non può essere negato né calpestato. Riprendiamo, cioè, la lunga marcia per riaffermare le ragioni prioritarie della Scuola della Costituzione!

In fondo le ragioni della nostra democrazia, oggi pesantemente messa in discussione!

Giansandro Barzaghi

Presidente Associazione Nonunodimeno

19 marzo 2010


Tra gli altri interventi, significativo ed apprezzato è stato quello di Luciano Muhlbauer, che ha esposto le ragioni della sua battaglia in Consiglio Regionale contro il "Finanziamento pubblico alla scuola privata in Lombardia".

Venerdì 15 marzo 2010 Incontro promosso dalla nostra Associazione e dalla Associazione EducaCi in seguito all’interesse suscitato dalla trasmissione di Rai 3 Presa Diretta sul tema della scuola.

Cliccando su questa icona potete vedere un breve intervento filmato della giornalista Lisa Iotti:

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Data ultima modifica: 31 dicembre 2014