Gli studenti lanciano un appello per far rivivere la biblioteca dell’università : "Mandateci libri, vogliamo tornare a studiare". Già 10mila volumi arrivati da ogni parte del mondo
Ripartire nonostante il dolore, nonostante la barbarie vissuta, e farlo da una biblioteca : quella dell’Università di Mosul, l’Harvard d’Iraq. Grazie all’aiuto di Mosul Eye, il blogger anonimo che per tre anni ha raccontato la vita in città sotto l’assedio dello Stato Islamico, un gruppo di studenti ha lanciato un appello internazionale per raccogliere libri e far rivivere uno dei più grandi centri culturali del Medio Oriente.
"Il primo passo per ridurre in schiavitù le persone è toglier loro i libri", dice a Repubblica Mosul Eye. È per questo motivo che l’Isis pian piano diede fuoco a tutte le biblioteche della città, fino a che, nel 2015, toccò anche a quella universitaria.
"Le librerie sono fondamentali per lo sviluppo del capitale intellettuale di un paese, sono il futuro dei nostri giovani". In quella dell’ateneo di Mosul poi, futuro e memoria erano strettamente intrecciati. Tra i ripiani dei suoi scaffali erano infatti custoditi migliaia di volumi antichi, mappe storiche, manoscritti risalenti al periodo ottomano. Alcuni addirittura catalogati come Patrimonio dell’Unesco.
Operazione recupero. Così, non appena le forze governative hanno liberato l’area, gli studenti si sono precipitati nel ventre sgangherato della biblioteca, alla ricerca di ciò che le fiamme non avevano divorato.
Maniche rimboccate, i più temerari hanno sfidato soffitti e pavimenti pericolanti, gli altri hanno formato una lunga catena umana alla fine della quale venivano ammassati, uno sopra l’altro, i volumi riportati alla luce. Un’operazione che ha permesso di recuperare circa duemila testi e con essi anche un pezzo dell’identità del popolo iracheno e del mondo.
Tra i volontari c’era anche Tahany Saleh, studentessa e coordinatrice della campagna. "Quando sono rientrata per la prima volta ho avuto molta paura", confessa. Sa bene di aver rischiato la vita, eppure nelle foto con cui l’amico fotografo Ali Yousif la immortala in azione, il timore non sembra comparire sul suo volto. La si vede girare fra gli scaffali anneriti, rovistare nella cenere alla ricerca di pagine ancora intatte. Nemmeno un centinaio di bombole del gas lasciate dall’Isis l’hanno fatto desistere dai suoi propositi : esplose o pronte a esplodere poco importa, lei cammina.
Erano mille giorni che aspettava l’arrivo dell’esercito, non poteva attendere ancora. "Sono rimasta in città per tutto il tempo, non l’ho mai lasciata. Ricordo come l’Isis uccideva le persone e andava nelle abitazioni in cerca di chi non rispettava i suoi dettami. Mi sono chiusa in casa per tutti e tre gli anni, senza mai uscire. Ho letto molto e studiato l’italiano. Amo l’Italia. Ma ora è tempo di uscire e di riprenderci ciò che è nostro. Abbiamo bisogno di imparare, di ricominciare e ricostruire", continua Tahany. E per farlo ora necessitano dell’aiuto di tutti.
La campagna è iniziata ad aprile e sino a oggi sono stati raccolti 10mila testi in inglese e arabo. A rispondere all’appello sono stati privati e associazioni da ogni parte del mondo : Australia, Stati Uniti, Francia, Inghilterra, Irlanda, Portogallo. "Non ce lo aspettavamo - commenta Mosul Eye - ora siamo in attesa di altre migliaia di libri da prestigiose università inglesi e statunitensi".
L’aiuto è giunto anche da casa, dall’Iraq, grazie alla comunità del Bagdad College, un prestigioso istituto fondato dai gesuiti americani nel 1932. Anas Jaroo è uno dei suoi tanti studenti, anche se la sua famiglia non vive più a Mosul da due generazioni, le radici non se le è scordate. "Mio padre è un medico in pensione - racconta Anas - si è laureato alla scuola medica di Mosul nel 1982. Mi ha parlato spesso dei tempi dell’università, per lui era come una piccola Harvard", racconta.
Venuto a conoscenza dell’iniziativa, Anas ha rivolto un appello ai suoi contatti Facebook e ha raccolto oltre 40 manuali, in prevalenza di medicina, ingegneria civile e informatica. Testi che ha voluto consegnare personalmente, guidando per un intero giorno sino al punto di raccolta.
"Durante il viaggio sono stato fermato da un agente che ha ispezionato la macchina - continua lo studente - Dopo avermi fatto qualche domanda, si è allontanato ed è tornato con tre libri di diritto in mano. Ha aperto la scatola in cui avevo messo i volumi donati e li ha sistemati li dentro". Per lui è il segno della generosità del suo popolo, sempre in prima linea ad aiutare chi ha bisogno.
Il traguardo. L’obiettivo è arrivare a 200mila volumi per la riapertura della biblioteca, che in molti vorrebbero avvenisse a ottobre, in concomitanza con l’inaugurazione del nuovo anno accademico. I problemi logistici però rischiano di far tardare i buoni propositi. Non essendoci strutture in grado di ospitare i libri, questi vengono spediti e conservati a Erbil, dove un team di volontari li divide e li etichetta. Anche in futuro, non sarà facile organizzare il trasporto di una quantità tale di materiale, ma Mosul Eye sta già cercando una soluzione.
La ricostruzione. Dopo quasi mille giorni di assedio e nove mesi di battaglia intensa, l’80 per cento di Mosul è ridotta a un cumulo di macerie insanguinate. Per ricostruire e permettere agli sfollati di rientrare ci vorrà del tempo, "ma in questo momento i ragazzi hanno l’opportunità di andare avanti e di tornare alla normalità e alla pace - continua il blogger anonimo - Avremo bisogno dell’aiuto della comunità internazionale per rimettere in piedi Mosul il più rapidamente possibile, poi sarà necessario intervenire sul sistema scolastico. È giunto il momento di entrare nell’età moderna".
Per Mosul Eye, che prima di celarsi dietro una tastiera era docente di storia proprio nell’ateneo di Mosul, "il sistema scolastico è profondamente corrotto". C’è bisogno che nelle future scuole di Mosul e dell’Iraq "entrino insegnanti a prescindere dalla loro estrazione socioeconomia", persone qualificate e motivate che si prendano cura degli studenti. "Perché è stato anche questo sistema a creare le migliaia di disoccupati che si sono uniti alle fila dello Stato Islamico in cerca di lavoro, quando in città c’era un tasso di disoccupazione che superava il 60 per cento".
La rifondazione dell’Iraq. Da Bagdad uno studente, cui nome è meglio non svelare per ragioni di sicurezza, guarda più lontano : "In realtà tutto il Paese ha bisogno di una rivoluzione. La stessa che ha portato l’Europa a emanciparsi dal controllo della Chiesa. I politici corrotti qui si nascondono dietro le organizzazioni politico-religiose e non permettono a nessuno di dissentire. Se ti esprimi fuori dal coro, ne paghi le conseguenze. Un tempo quello arabo un popolo illuminato, specialmente quello iracheno. Ma da quando religione e politica si sono prese sottobraccio, sul Paese sono calate le tenebre. Questo è il nostro Medioevo".
L’unica arma per il cambiamento e per "lottare contro il terrorismo e il fondamentalismo è l’istruzione", conclude Mosul Eye. Per questo la rinascita di Mosul non comincia dai ponti o dagli ospedali, né tantomeno dalle case, ma dai libri. Proprio come, tre anni fa, era iniziato il suo lento, ma inesorabile, declino.
Mosul Eye sa bene che la biblioteca non sarà più quella di prima, ma la speranza è che almeno potrà tornare a essere un luogo d’incontro per menti curiose, per chi ha voglia di conoscere la storia del mondo. Proprio come faceva lui quando, ancora studente, marinava le lezioni per ficcare il naso tra quegli scaffali.
Se sei interessato a donare, contatta Mosul Eye all’indirizzo : mosul.eye@gmail.com
http://www.repubblica.it/esteri/2017/07/14/news/biblioteca_mosul-170727553/ ?ref=fbpr
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