BUON COMPLEANNO COSTITUZIONE

Il ventisette dicembre del 1947 il primo Presidente della Repubblica, Enrico de Nicola, firmava la Costituzione approvata a larga maggioranza dalla Costituente, e poi entrata in vigore il primo gennaio 1948. Le immagini dell’epoca restituiscono un mondo completamente diverso: è cambiato praticamente tutto, e non in meglio. Siamo tutti infinitamente più disillusi, più disincantati, spesso anche francamente indignati, di settant’anni fa. Anche i fascismi non sono spariti: anzi, rialzano la testa, dentro e fuori i confini. Eppure la Costituzione è sempre lì: non sopra, ma accanto a noi.

Settant’anni non sono uno scherzo, nella vita di una persona. Ma nella vita di una nazione possono essere un battito di ciglia. La costituzione inglese, non scritta ma modello di tutte le successive, ha oltre trecento anni, e del resto li mostra tutti. Anche la costituzione federale americana, che di anni ne ha solo duecentotrenta, non li porta troppo bene: ma se regge la prova-Trump – che è come la prova-finestra per il bucato – potrebbe sfondare anche lei la soglia dei tre secoli. La nostra Costituzione, regge meglio, anche rispetto a molte successive: pensate solo alla costituzione spagnola del 1978, e allo psicodramma catalano.

La recente traslazione delle salme dei Savoia a Vicoforte ci ricorda quale rottura abbia costituito, la nostra Costituzione, rispetto a un passato avvilente. E il referendum del 4 novembre 2016, benché divisivo, come dice qualcuno, ha portato il sessantacinque per cento degli elettori a votare, e il sessanta per cento dei votanti a respingere la riforma. Per il No si sono espressi sinistra, destra e M5S: una legittimazione trasversale, che ha portato a pronunciarsi a favore della Costituzione anche forze aliene ad essa.

Eppure, gli inizi non erano stati rassicuranti. I Costituenti avevano approfittato di un momento irripetibile – la sconfitta bellica, l’occupazione nazifascista, la vergogna dell’Olocausto che ha colpito non solo la comunità ebraica, ma seicentomila soldati italiani – per approvare un testo infinitamente più avanzato dell’opinione pubblica di allora. Nel compromesso costituzionale avevano prevalso non le ideologie socialcomunista e cattolica, come si crede, ma gli istituti liberali: la rigidità della Costituzione la Corte costituzionale...

Anche i primi decenni sono stati faticosi, con la sorda resistenza alle novità degli apparati compromessi con il fascismo. La Cassazione ha tentato di interpretarne il testo come formulazione di norme meramente programmatiche, destinate a restare lettera morta sinché non attuate dal Parlamento. Poi la Corte costituzionale, appena istituita, ha fatto giustizia di questa interpretazione. Ma si sono dovuti aspettare gli anni Settanta per l’istituzione delle Regioni, osteggiata dalla destra per ragioni patriottarde che oggi suonano surreali.

Eppure anche queste resistenze mostrano un fenomeno paradossale, che fa riflettere. Il fatto è che le riforme, e anche le attuazioni, non l’hanno migliorata. Alzi la mano chi, dovendo scegliere fra Province o Regioni, avrebbe scelto di tenersi le seconde. L’unica riforma organica, quella del titolo V, approvata da un referendum costituzionale con affluenza ridotta, non funziona, producendo conflitti fra poteri statali e regionali e proposte di riforma della riforma. Ma basterebbe confrontare qualsiasi legge approvata dal Parlamento con la limpida prosa dei principi costituzionali.

Le grandi riforme risalgono ormai agli anni Settanta: diritto di famiglia, Statuto dei lavoratori, divorzio e aborto, imposti a un Parlamento riluttante dai referendum radicali e dalla Corte costituzionale. Questo è il passato della Costituzione e rischia di esserne anche il futuro. Non aspettiamoci granché, voglio dire, dai futuri Parlamenti: meno che mai dal prossimo. Confidiamo solo nella Costituzione del 1947, con il suo accorto dosaggio dei poteri, e in noi stessi: nella nostra capacità di difendere noi, se necessario, la Costituzione che ci ha difeso tante volte.

Mauro Barberis (22 dicembre 2017) - Micromega


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Data ultima modifica: 27 dicembre 2017