CARO INVALSAMATORE DI BAMBINI

Caro ricercatore Invalsi, spiegami bene una cosa, anzi come diceva l’avvocato Joe Miller nel film Philadelphia, “spiegamela come se avessi soltanto quattro anni“…

Nel questionario, rivolto ai bambini di 10 anni, che accompagna la prova Invalsi di italiano, tu hai fatto questa domanda:

PENSANDO AL TUO FUTURO, QUANTO PENSI SIANO VERE QUESTE FRASI?

A. Raggiungerò il titolo di studio che voglio B. Avrò sempre abbastanza soldi per vivere C. Nella vita riuscirò a fare ciò che desidero D. Riuscirò a comprare le cose che voglio E. Troverò un buon lavoro

Per ogni affermazione, i bambini dovevano mettere una sola crocetta scegliendo fra: per niente, pochissimo, poco, abbastanza, molto, totalmente.

Caro ricercatore Invalsi, nella premessa al questionario, rivolgendoti ai bambini hai scritto genericamente: “Le tue risposte ci aiuteranno a conoscere te e la tua scuola”; per questo motivo vorrei farti qualche domanda.

1) Come pensi di conoscere i bambini e la scuola attraverso questa domanda?

2) Perché non hai spiegato chiaramente ai bambini come interpreterai le loro risposte?

3) Perché non gli hai illustrato come le classificherai?

4) Perché non hai chiarito che uso farai delle loro risposte?

5) Perché hai messo questa domanda nel questionario

Intendi fingerti psicologo per valutare la loro sicurezza in se stessi?

Li classificheresti come bambini depressi, presuntuosi, sfiduciati o arrivisti?

Vuoi spacciarti per sociologo e verificare la loro fiducia nella società?

Ci venderesti sottobanco l’idea che il futuro sarà sinonimo di giustizia sociale?

Aspiri a diventare politico e vuoi far credere che il domani dei bambini di oggi sarà senza difficoltà?

Li inviteresti così presto al gioco sporco della politica più becera?

Desideri competere con un indovino per verificare a posteriori se le loro risposte coincideranno con la loro condizione da adulti?

Ci faresti credere che il futuro di ciascuno è già scritto nel destino e quindi non servirà darsi da fare per studiare?

Caro ricercatore Invalsi, io credo che tu ti sia arrogato, in maniera prepotente, un diritto che non ti compete.

In sintesi, io penso che tu abbia abusato della tua professione o, per dirla a modo mio, che tu sia uno “spacciatore di test assurdi”, un “rapitore di contesti”, un “sequestratore di significati” ed un “ladro di intelligenze”.

Caro ricercatore Invalsi, permettimi di giocare con le parole e di chiamarti “invalsamatore“; sento infatti che tu parli di bambini senza nemmeno sapere come sono fatti, cosa possono pensare ma soprattutto come possono pensare; tu immagini bambini a cui iniettare i tuoi test alla formaldeide per ricavarne corpi senza anima, cuore e cervello da mettere nei tuoi “obitori” ministeriali.

Caro “invalsamatore“, anche per questi motivi, come maestro elementare, ti scrivo: NO, Io Non Voglio Accettare Le Stupidaggini Insulse!!!

*dalla Prova Invalsi per la classe quinta della scuola primaria (maggio 2018)

Un articolo di Mauro Presini - maestro elementare 10 05 2018


Data ultima modifica: 11 maggio 2018