Con l’anno scolastico 2018/2019 cala il sipario sull’insegnamento della musica come disciplina curricolare nella scuola superiore

“L’asse dei linguaggi ha l’obiettivo di far acquisire allo studente (...) la conoscenza e la fruizione di molteplici forme espressive non verbali”. “L’integrazione fra i diversi linguaggi costituisce strumento fondamentale per acquisire nuove conoscenze e interpretare la realtà in modo autonomo”.

“A conclusione dell’obbligo di istruzione sono indispensabili la conoscenza degli elementi fondamentali per la lettura/ascolto delle opere musicali e delle principali forme di espressione artistica”.

Le frasi sopra citate non sono tratte da documenti elaborati in convegni e gruppi di lavoro che auspicano una maggiore presenza della musica nel curricolo della secondaria di secondo grado, ma fanno parte di atti normativi in vigore. La prima è tratta dal “Profilo educativo, culturale e professionale dello studente a conclusione del secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione” (Allegato A del D. Lgs. 226/05), la seconda dall’allegato tecnico dal D.M. 139/07 “Regolamento recante norme in materia di adempimento dell’obbligo di istruzione”.

Queste le parole. I fatti sono ben altri!

Come è noto con i regolamenti di riordino della secondaria di II grado della Gelmini, l’insegnamento della musica, escludendo ovviamente il Liceo musicale e coreutico, è stato previsto unicamente nell’istruzione professionale, settore servizi, indirizzo “servizi socio-sanitari” al secondo anno per 2 ore settimanali, di cui 1 in compresenza con un docente tecnico pratico.

Con l’entrata in vigore del nuovo regolamento di riordino in applicazione della Legge 107/15 (D. Lgs. 61/17) anche quest’ultimo scampolo di musica curricolare sopravvissuto alle sciabolate della Gelmini, sparirà dai nuovi piani orari. La conseguenza è che la specifica classe di concorso, A-29, a partire dall’a.s. 2019/2020, diventerà, di fatto, un fantasma.

Relegando lo studio della musica esclusivamente nello specifico Liceo musicale, si continua:

- a negare la valenza dell’insegnamento della Musica, in tutte le sue possibili declinazioni, nella preparazione culturale degli adolescenti
- a negare il diritto degli studenti di possedere un minimo di strumenti critici ed analitici per orientarsi nella società attuale intrisa, a tutti i livelli, di messaggi musicali
- a negare, contro ogni evidenza, la forza della Musica come linguaggio in grado di esprimere le ansie, le aspirazioni, ecc., delle diverse epoche
- a pensare che la Musica debba essere studiata solo dai musicisti.

Si perpetua l’idea di separatezza e di isolamento tra istruzione musicale e gli altri saperi e le altre discipline, tipica della tradizione culturale del nostro paese.

Altro che “fare musica tutti”!

Mentre accade tutto questo, la gran parte dei docenti di musica immessi in ruolo a seguito del piano straordinario previsto dalla Legge 107/15 è utilizzato come “tappabuchi” in assenza di un quadro regolatorio e programmatico nazionale chiaro e leggibile. Il “Piano delle arti”, al di là delle belle parole e di ambiziosi propositi, si sta rivelando una scatola vuota più che altro finalizzato alla distribuzione delle esigue risorse attraverso specifici bandi emanati dal MIUR (per il 2018: il decreto dipartimentale 921 del 6 giugno 2018, trasmesso con nota 9446 di pari data).

Insomma se è vero che la prospettiva disegnata dagli atti normativi sulla secondaria di II grado è orientata a superare la curricularità dell’insegnamento della musica a favore della opzionalità o dell’appalto a soggetti esterni, i processi concretamente in atto riguardano solamente la cancellazione di tale insegnamento dai piani orari.

A fronte di questa situazione, la FLC CGIL chiederà al MIUR l’apertura al di un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali sull’insegnamento della musica nell’ambito del sistema di istruzione.

Flc Cgil 25 06 2018


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Data ultima modifica: 27 giugno 2018