"Prima e dopo il 68: com’eravamo a scuola"

La brutta scuola in prima pagina

La scuola come non l’abbiamo mai vista. E da riscoprire nella “Digital collection” dell’Istituto Indire, una serie di foto della storia della scuola italiana (in aula, fuori porta, mentre manifesta o si fa interrogare), catalogate per temi e racchiuse in cinque mostre virtuali (http://mostrevirtuali.indire.it/), che vanno dagli ottant’anni dalle leggi razziali emanate dal fascismo (e ricorrono proprio in questo ultimo scorcio di 2018) al prima e dopo 1968.

Del movimento del ’68 potrebbe essere benissimo figlia la decisione (l’altra mostra virtuale), del 1977 - un altro anno caldo per i movimenti studenteschi -, di favorire l’inclusione scolastica, abolendo le classi differenziali, passando per l’archivio del pedagogista Giuseppe Lombardo Radice, e l’alluvione del 1966.

Piccole storie di cortile

“Siamo andati a spulciare nel grosso dell’archivio Indire, composto da più di 14mila immagini, e che va dall’Unità d’Italia, nel 1861, agli anni ’70 del 1900”, ricorda Pamela Giorgi, ricercatrice dell’istituto Indire, che aggiunge: “Nel farlo, ci siamo ispirati alla semplicità grafica e di ricerca della ‘Library of Congress’ degli Stati Uniti: un modo per aiutare studenti e docenti nelle ricerche iconografiche, evitando che si perdano nell’infinito della Rete e, allo stesso tempo, valorizzando il materiale storico-pedagogico del nostro istituto”.

Lezione all’aria aperta

Gli anni ’20 del ‘900 sono quelli di una piccola rivoluzione scolastica. Sono gli anni del pedagogista Giuseppe Lombardo Radice, tra i primissimi ad intuire l’importanza, a scuola, delle attività espressive del bambino e la comunicazione tra insegnante e classe. Nelle foto dell’archivio Indire, troviamo diverse immagini di scolaresche in campagna (Come nell’immagine qui sotto, di una classe all’aria aperta, nell’orto di Stabio, nel Canton Ticino), il posto giusto - per Lombardo Radice - per la formazione e la crescita dei ragazzi.

Soffia il vento degli anni Sessanta

Gli anni Sessanta soffiano sul mondo della scuola. E all’interno degli istitutori scolastici - pochi anni prima del ’68 e di tutto ciò che comporterà - sembra che qualcosa stia cambiando. Non fosse altro che per la disposizione della cattedra e dei banchi di scuola. In circolo! E sai che novità? Non è vero, se pensiamo che, in questi nostri ultimi anni si parla tanto di “Circle-time”: gli alunni si dispongono in cerchio, lasciando uno spazio al centro per la loro insegnante. In questo modo, si facilita la comunicazione e l’interazione tra gli alunni.

Una scuola senza pagelle

Il valore educativo della scuola: è l’obiettivo del pedagogista Mario Lodi, il quale sogna “Una scuola senza pagelle e con tante chiacchierate cordiali con i genitori: perché alla fine si abbia un ragazzo libero, sincero, migliore comunque”. Lodi è anche l’autore di “Un paese sbagliato”, tra i testi fondamentali per capire il Sessantotto alle elementari, o in quella che, un tempo, si chiamava scuola media. Al centro della ricerca scolastica ci sono i ragazzi, gli alunni, invitati ad esprimersi anche nella manualità e nelle gite didattiche.

Naturali e studiosi (a modo loro)

«Bambini, seduti!». Il classico avvertimento-rimprovero di un insegnante vecchio stampo. Ma dopo il ’68, che cosa è accaduto? I bambini, i ragazzi, hanno iniziato ad alzarsi dal banco e a cercarsi. Senza chiamarsi di nascosto. Si potrebbe dire che, le foto scattate nelle classi degli anni ’70, siano le più naturali possibili. E’ emblematica questa immagine Indire, scattata in una classe della scuola elementare “Giuseppe Mazzini” di Firenze, dove gli alunni si appoggiano sui banchi, si agitano e lavorano insieme ad una ricerca; alcuni suggerendo, altri, perché no, fa parte del gioco, copiando.

Un servizio di Pepe Arquaro - Corriere della Sera 13 12 2018

- LA MOSTRA VIRTUALE qui: http://mostrevirtuali.indire.it/mostra/prima-e-dopo-il-68/


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Data ultima modifica: 20 dicembre 2018