La foresta più antica d’Europa

La torbiera del fiume Rospuda e Bialowieza, la foresta più antica d’Europa, sarebbero potute andare distrutte se nel 2004 Varsavia non fosse entrata nell’Unione. Solo grazie all’intervento del Parlamento, della Commissione e della Corte di giustizia europea, il Paese è riuscito a salvarle entrambe

VARSAVIA - Quello che sto per scrivere sono cose ovvie in Polonia. Non c’è bisogno di spiegarle alla maggior parte dei lettori polacchi, poiché già conoscono la situazione oppure percepiscono che si tratta di cose ovvie. Ma, dal momento che il mio testo verrà letto anche dai lettori di altri Paesi, è necessario fornire qualche spiegazione. Nel nostro Paese non ci sono molte cose di cui possiamo vantarci o essere orgogliosi. Non mi riferisco a cose del passato, come battaglie importanti o figure quali Fryderyk Chopin o Maria Sklodowska-Curie.

Il nostro Paese è stato devastato come pochi altri da due guerre mondiali... non abbiamo, dunque, molti monumenti. Non possiamo sperare di poterci paragonare non solo all’Italia, alla Francia o alla Spagna, ma nemmeno ai nostri vicini, i cechi. Persino città straordinarie come Cracovia sembrano al massimo il parente povero di Vienna, Praga o Budapest. Non siamo famosi al mondo per gli orologi o il cioccolato, non siamo nemmeno una particolare rivelazione in qualche sport. Ma abbiamo qualcosa di veramente straordinario. Una natura del tutto unica. E ci siamo molto legati.

Questo legame non consiste solo nello sfruttamento delle sue risorse. È vero, i polacchi adorano raccogliere i funghi, ma io personalmente non nutro lo stesso entusiasmo verso la caccia. Il nostro presidente precedente, Bronislaw Komorowski, per poter essere eletto ha dovuto promettere che avrebbe rinunciato alle battute di caccia. Per la maggior parte dei polacchi, gli animali selvatici sono più un simbolo di libertà che convive con noi nel nostro Paese, che non una fonte di carne e pelli. E ciò si nota nei numeri. La Polonia, essendo più piccola della Francia, della Spagna, della Germania, della Finlandia o della Svezia, è un paese di medie dimensioni, ma allo stesso tempo è densamente popolata, la nostra densità è solo appena inferiore a quella della Danimarca ed è maggiore, per esempio, rispetto a quella del Portogallo; nonostante ciò, in Polonia vive un gran numero di animali selvatici.

Abbiamo la popolazione più grande al mondo di bisonti europei. Oltre 1.600 di questi animali, che sono i più grandi mammiferi terrestri europei e che, di fatto, sono praticamente gli ultimi rappresentanti della megafauna del nostro continente, vivono allo stato brado nel nostro paese. Inoltre, in Polonia vivono circa 100 orsi e circa 2 000 lupi. I polacchi hanno un rapporto piuttosto benevolo nei loro confronti ed essi sono animali protetti.

Si tratta di un risultato eccezionale, soprattutto se consideriamo che, eccezione fatta per l’estremità meridionale, la Polonia non è un Paese montuoso. Non abbiamo nemmeno troppe foreste, poiché la loro percentuale rispetto all’area totale del paese è inferiore rispetto alla media europea. In cambio, però, tra quelle che abbiamo ci sono delle vere perle. E la più eccezionale di esse è la foresta di Bialowieza, l’ultimo bosco di pianura così ben conservato sul nostro continente. Ma ne parleremo tra poco.

Purtroppo, anche da noi ogni tanto ai politici viene in mente l’idea folle di distruggere qualche pezzo della nostra natura. Per giustificarsi, la maggior parte delle volte essi si nascondono dietro alla necessità di progresso. Fino al momento del nostro ingresso nell’Unione hanno potuto fare della nostra natura quel che volevano. Anche nel caso in cui qualcosa fosse vietato dal diritto polacco, infatti, si è sempre trovato il modo di aggirarlo o di modificarlo.

La vittoria del piccolo fiume

È quello che è successo anche nel caso della Rospuda, un piccolo fiume che scorre ai margini nord-occidentali della foresta di Augustów, situata nella Polonia nord-orientale. Questo piccolo fiume serpeggia attraverso una straordinaria torbiera. Quest’ultima non è molto grande. Non copre nemmeno 10 chilometri quadrati. Ma è unica. Non esistono torbiere soligene così ben conservate da questo lato degli Urali.

Su questo terreno ridotto cresce oltre una dozzina di specie di piante del genere Orchis, una quantità maggiore anche rispetto al Parco nazionale della Biebrza, il parco nazionale più grande della Polonia, il quale protegge, anch’esso, dei terreni paludosi. Inoltre, nella valle della Rospuda vive il gallo cedrone, nei boschi locali è possibile incontrare la civetta nana, il picchio dorsobianco, mentre l’aquila anatraia viene qui a nidificare.

Questo territorio è rimasto al sicuro fino agli Anni ’90 del secolo scorso, quando si è deciso che la torbiera sarebbe stata tagliata da una strada a scorrimento veloce, ossia la circonvallazione di Augustów, che sarebbe dovuta entrare a far parte della Via Baltica che unisce i paesi baltici alla Polonia. Nonostante le proteste dei biologi, e nonostante il fatto che esistessero possibilità diverse per realizzare quella strada, i politici avevano deciso che fosse necessario scegliere la variante che passava per le paludi. Si è indugiato a lungo prima di avviare i lavori, poiché mancavano semplicemente i fondi.

Nel 2004 la Polonia è entrata nell’Unione. Abbiamo ricevuto un mucchio di soldi per le infrastrutture, tra cui le strade. È vero che la strada attraverso le torbiere della Rospuda non è stata finanziata tramite i fondi europei, ma è stato possibile trasferirvi i fondi destinati ad altri investimenti. Nel frattempo, le torbiere della Rospuda, come anche l’intera foresta di Augustów, sono entrate a far parte dei siti protetti dal programma Natura 2000. Si tratta, dunque, di un’area tutelata sulla base delle due direttive Uccelli e Habitat.

Nel 2006 il governo di Diritto e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwosc - PiS), della Lega delle Famiglie Polacche (Liga Polskich Rodzin - Lpr) e dell’Autodifesa della Repubblica Polacca (Samoobrona Rzeczpospolitej Polskiej - Srp), ha deciso che la strada avrebbe tagliato la torbiera in uno dei suoi punti più larghi. Sembrava non dovessero servire a nulla le proteste e le petizioni in tutto il paese. L’opposizione della società era davvero notevole, secondo i sondaggi, infatti, la maggior parte dei polacchi era a favore della conservazione delle paludi.

Tutto ciò, però, non ha fatto chissà quale impressione sui politici polacchi. Soprattutto il ministro dell’ambiente, Jan Szyszko, del PiS, aveva fatto della realizzazione di quella strada attraverso le paludi un proprio punto d’onore. All’inizio, anche la Commissione europea era restia ad agire. È stato allora che è nata l’idea di scrivere alla Commissione per le petizioni del Parlamento europeo. Questa commissione si occupa proprio di casi del genere.

Qualunque cittadino dell’Unione, qualunque organizzazione non governativa o impresa può presentare una petizione alla commissione. È possibile segnalare a quest’ultima i casi di infrazione delle leggi comunitarie, e non ha alcun significato se la questione riguarda una singola persona o un problema proprio come quello della Rospuda. Allora l’idea sembrava disperata, poiché all’epoca il presidente della commissione era Marcin Libicki, del PiS. Inoltre, a prescindere dal colore politico, i deputati polacchi erano a favore della costruzione della strada.

La petizione dei difensori della Rospuda, però, giunse nelle mani di qualcuno che comprendeva quanto fosse importante la tutela dell’ambiente. Quella persona era David Hammerstein, allora eurodeputato spagnolo dei Verdi. Divenne, così, chiaro che non era indispensabile cercare aiuto presso un deputato del proprio paese.

Al Parlamento europeo possiamo trovare persone con i nostri stessi valori e non deve trattarsi per forza di un nostro connazionale. David è un cittadino europeo per scelta. I suoi genitori erano originari di Pinsk, in Bielorussia, e di Radom, in Polonia, sono emigrati negli Usa, e lui è nato in California. Da uomo adulto ha scelto la Spagna come propria patria, ma quando ce n’è stato bisogno ha aiutato notevolmente anche la natura della patria dei suoi avi. "Nella Commissione c’era un clima politico molto buono, favorevole alla tutela dell’ambiente. I Verdi si misero d’accordo molto presto con i liberali, i socialisti e i democristiani", ricorda. "E poi, avevate comunque degli argomenti molto forti". È vero.

I difensori dell’ambiente avevano dalla propria parte perizie legali, scientifiche e ingegneristiche. Avevano indicato che gli scavi nelle torbiere avrebbero disturbato gli equilibri idrici, decretando l’annientamento soprattutto delle piante del genere Orchis. La deforestazione sarebbe stata letale per gli uccelli e, cosa importantissima, la strada si sarebbe potuta costruire in un altro modo. Quest’ultima argomentazione si è rivelata tanto più importante, in quanto il diritto europeo vieta di violare i territori tutelati da Natura 2000 nel caso esistano soluzioni alternative. Nel caso della Rospuda è bastato dare un’occhiata alla mappa per vedere che di soluzioni alternative ne esistevano diverse. Perché il governo aveva deciso di infilarsi con la propria strada proprio in mezzo alle paludi? Nessuno sa rispondere a questa domanda.

David ha organizzato rapidamente una visita della Commissione in Polonia. Si è preoccupato di garantire che fosse la fazione che difendeva l’ambiente ad avere una voce più autorevole. Si è trattato di qualcosa di assolutamente straordinario, poiché tutto si è mosso in maniera tempestiva. Il rapporto della Commissione, nonostante l’opposizione degli eurodeputati polacchi, si è dimostrato devastante per il governo polacco.

Esso è stato sicuramente un fattore determinante che ha influito sulla Commissione Europea, che ha avviato una procedura d’infrazione contro la Polonia. Nella valle della Rospuda era sorto un campo di attivisti che cercavano di bloccare i lavori, ma la società civile organizzata è stata in grado non solo di protestare attivamente, ma anche di raccogliere dati e collaborare con gli ingegneri, gli avvocati e gli scienziati che si occupano dell’ambiente; e insieme a tutti gli eurodeputati che hanno a cuore la tutela della natura, come David Hammerstein, alla Commissione europea, chiamata a salvaguardare il diritto europeo, all’ombudsman polacco, tutti hanno contribuito a far finire nel cestino i folli piani di distruzione di quelle torbiere eccezionali. Un miracolo della natura era stato salvato.

E la strada? Esiste! Ne è stata realizzata una dai parametri migliori di quella pianificata, e il suo percorso non mette a rischio l’ambiente. Si è trattato di una vittoria in cui non ci sono stati sconfitti, tranne un paio di politici presuntuosi.

La foresta di Bialowieza è la nostra barriera corallina

Se credete che alcuni politici possano imparare dai propri errori, vi sbagliate di grosso. Ce lo dimostra l’esempio della foresta vergine di Bialowieza. Questo bosco è il nostro gioiello naturalistico più importante. Non solo nostro, del resto. Si tratta dell’ultima foresta di pianura della zona temperata che si sia conservata così bene nell’emisfero settentrionale. Ciò è importante, perché in Europa e in America abbiamo non pochi boschi naturali, o simili a quelli naturali, ma essi si trovano in montagna o in luoghi molto freddi, ossia in posti in cui è piuttosto difficile mettere le mani sugli alberi.

È molto semplice, invece, mettere le mani sui boschi che si trovano in pianura nella zona climatica temperata. Ed è proprio questo il motivo per cui i boschi delle pianure della zona temperata sono stati i primi ad essere tagliati o ad essere trasformati in colture arboree. La foresta di Bialowieza, invece, che oggi condividiamo con la Bielorussia, si è salvata. Ciò è accaduto grazie ai re polacchi, poi grazie agli zar russi. Essi ne hanno impedito il disboscamento poiché era lì che vivevano i bisonti che venivano cacciati dai monarchi.

La foresta è sopravvissuta in questo stato fino alla I guerra mondiale, quando gli eserciti tedeschi diedero inizio al disboscamento. Esso è durato 90 anni. Rispetto ad altre foreste, però, Bialowieza è relativamente incontaminata, varie parti di essa sono ancora del tutto naturali, mentre quelle modificate dall’uomo molto presto ritornano ad una situazione simile a quella naturale grazie all’ambiente circostante. In essa c’è una miriade di alberi enormi e molto alti, ma anche, cosa importante, alberi morti.

Allo stesso modo in cui sia i coralli vivi che quelli morti danno vita alla barriera corallina, così gli alberi vivi e quelli morti danno vita alla foresta vergine. E proprio grazie a quelli ormai morti, a Bialowieza ci sono migliaia di specie di funghi, di licheni, di micetozoi, di muschi, tutte le specie europee di picchio e una massa di insetti particolarissimi. È grazie a questi alberi che possiamo vedere come avviene il processo di morte e di rinascita in un vero bosco.

La foresta di Bialowieza dovrebbe essere ormai da tempo un parco nazionale nella sua interezza, ma non lo è. I governi polacchi, uno dopo l’altro, continuano ad azzuffarsi con la lobby forestale, che come proprio punto d’onore ha deciso di non lasciarsi portare via dalle proprie mani questo tesoro. Bisogna ammettere che praticamente ognuno dei nostri governi a partire dal 1989, ossia dal momento in cui la Polonia ha recuperato l’indipendenza, ha fatto qualcosa di buono per Bialowieza.

C’è chi ha ingrandito il parco nazionale, che oggi occupa un sesto dell’area della foresta dal lato polacco, ossia 100 km2, altri hanno creato nuove riserve, altri ancora ne hanno ridotto il disboscamento o hanno vietato l’abbattimento degli alberi nelle parti ancora incontaminate. Anche Bialowieza è uno dei siti di Natura 2000, ed è per questo che gli organi europei sono interessati al suo destino.

Questo è uno dei motivi per cui, nel 2012, il governo precedente vi ha ridotto l’abbattimento degli alberi, consentendo la raccolta di legname solamente nella misura in cui ciò è necessario alla comunità locale. Nella foresta di Bialowieza, finalmente, dopo svariate decine di anni non si è più sentito il rumore delle seghe.

La pace è durata fino al 2015, quando al potere è ritornato Diritto e Giustizia, e Jan Szyszko è diventato di nuovo ministro dell’ambiente. Si è trattato del primo governo che ha deciso di revocare la protezione della foresta di Bialowieza. Dietro la scusa della lotta contro il bostrico tipografo, gli abbattimenti sono iniziati nel 2016, e nella primavera del 2017 a Bialowieza sono entrate le macchine pesanti dei taglialegna, ognuna in grado di abbattere 200-300 alberi al giorno. Esse lavoravano anche di notte.

Contro di loro si sono mobilitati di nuovo i valorosi difensori dell’ambiente. Uomini e donne del movimento civile Accampamento per la Foresta (Obóz dla Puszczy), di Greenpeace e di altre organizzazioni hanno bloccato con i propri corpi l’abbattimento degli alberi. Il governo gli ha scagliato contro una guardia forestale particolarmente brutale. Stavolta, però, le organizzazioni non governative sapevano come collaborare con le istituzioni europee.

Nel settembre del 2016 e nel novembre del 2017 il Parlamento europeo, in due risoluzioni sulla situazione dello stato di diritto in Polonia e sulla questione delle donne, ha anche citato Bialowieza. All’inizio ha richiesto l’accantonamento dei piani di abbattimento degli alberi, poi la loro interruzione. La Commissione ha reagito in maniera particolarmente decisa, avviando una procedura d’infrazione contro la Polonia e trasmettendola alla Corte di giustizia. Inizialmente la Corte ha intimato l’interruzione dell’abbattimento degli alberi emanando un provvedimento di blocco o di sequestro, poi minacciando il governo polacco con delle sanzioni di almeno 100mila euro al giorno, cosa che, finalmente, ha fatto ragionare i politici al comando del paese.

Nel tardo autunno del 2017 i macchinari pesanti hanno abbandonato Bialowieza, e nell’aprile del 2018 la Corte di giustizia europea, in una sentenza devastante per il governo polacco, ha definito illegale l’abbattimento degli alberi. È vero che sono stati abbattuti 200mila m3 di legno, ossia circa 180mila alberi, è vero che in molti punti i danni sono enormi, ma la cosa più importante è che l’abbattimento è stato fermato rapidamente. E la foresta può iniziare a curare le proprie ferite.

Per l’ennesima volta la società civile in Polonia ha agito in maniera efficace e, collaborando con le istituzioni europee, ha protetto un pezzo di natura molto prezioso. È stato come se tutti avessero imparato qualcosa dall’episodio della Rospuda, tutti tranne coloro che erano al governo allora e oggi. È anche interessante il fatto che la questione di Bialowieza è stata di buon esempio e ha fatto in modo che la Corte emettesse un provvedimento simile anche per quanto riguarda la questione della nostra Corte suprema.

Ovviamente, queste due storie costituiscono esempi molto spettacolari. Non so quanti siano i luoghi preziosi dal punto di vista ambientale sui quali i nostri politici non hanno ancora allungato le mani proprio per il fatto che facciamo parte dell’Unione. Oggi, mentre sto scrivendo queste parole, mi giungono notizie terribili dalla Bielorussia. Attraverso alcune tra le paludi più belle d’Europa, quelle di Almany, è in costruzione una strada. Delle torbiere uniche al mondo vengono coperte da tonnellate di sabbia, pressata da macchinari pesanti.

Verranno distrutti, così, gli equilibri idrici locali, e scomparirà un ecosistema unico. Gli ecologisti bielorussi protestano, implorano aiuto. Non possono scrivere alla Commissione per le petizioni del Parlamento europeo, nessun europarlamentare e nessun commissario intercederà a loro favore. Noi non possiamo condividere con loro le nostre esperienze polacche. In realtà non c’è molto che possiamo fare. La Bielorussia, infatti, non fa parte dell’Unione.

Un articolo di di Adam Wajrak (Gazeta Wyborcza), traduzione di Marco Valenti 25 01 2019

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Data ultima modifica: 18 aprile 2019