LA SETTIMA FILA

Se c’è un’emergenza oggi in Italia è quella della dispersione scolastica.

Ogni volta che entro in classe o in una scuola per un incontro, penso che al mio lavoro manca un pezzo. Spesso ai ragazzi glielo dico : Qui manca una settima fila.

C’è una settima fila invisibile, che oggi non è a scuola, non c’era ieri e non ci sarà domani. È composta dal 13,8 di studenti che mollano la scuola dopo la terza media, e che non prenderanno un diploma di scuola superiore. Sono quelli per cui non verranno rimossi gli ostacoli, come è prescritto nella costituzione all’articolo 3, sono quelli per cui “il pieno sviluppo della persona umana” si ferma a 14, a 15 anni.

Sono gli excompagni di classe, che nel momento in cui stiamo facendo lezione, stanno a casa, stanno lavorando probabilmente in nero o sottopagati da qualche parte, stanno in giro a cazzo per la città.

E che con tutta probabilità andranno a ingrossare quel novero di ragazzi tra i 18 e i 29 – il 26% circa – che non studiano, non lavorano, non sono in nessun percorso formativo, i cosiddetti neet che è una parola edulcorata per nascondere una realtà tragica. Nessuno a sedici anni molla volentieri la scuola. Nessuno è contento di non sapere cosa fare a venticinque anni Questi numeri sono ancora più disastrosi per molte aree interne, per la Sicilia e la Sardegna, dove la dispersione scolastica è al 25, 30% circa. Si tratta di una quarta fila, o di una terza fila.

La stessa cosa accade all’università. Dei diplomati si iscrive all’università uno su due circa. Di quelli che si iscrivono se ne laurea uno su due circa. L’Italia è l’unico paese in Europa dove negli ultimi dieci anni in Italia abbiamo perso 300mila laureati di media l’anno.

La percentuale di laureati in Italia è del 16,3% (media Ue 27,7%). Tra i 25 e i 34 anni, i laureati sono il 26,4% (media Ue 38,8%).

Tutto questo non accade a caso, ma per un disinvestimento feroce che c’è stato sull’istruzione. I neofascisti, sovranisti, sostengono – sembra folle ma è così – che questo accade per “l’assalto non soltanto all’istruzione ma al ceto medio, in un impoverimento collettivo, materiale e intellettuale, che – come già nel citato rapporto Ocse – ha portato i giovani italiani all’ultimo posto per capacità letterario-linguistiche e logico-matematiche. Probabilmente, quello che l’Europa a doppia guida tedesca e anglo-americana ha sempre desiderato e tenacemente perseguito, memore delle straordinarie prestazioni economiche, industriali e intellettuali dell’Italia ai tempi della sovranità e dell’autonomia” (ilprimatonazionale).

I governi di destra hanno sempre tagliato i fondi per la scuola e l’università (le madri di tutti i disastri sono Moratti e Gelmini) e oggi continua a farlo. Nell’ultima finanziaria c’è una riduzione da 48,3 a 44,4 miliardi spalmata su tre anni (dal 2019 al 2021), con una diminuzione delle risorse sia per l’istruzione primaria (da 29,4 a 27,1 miliardi di euro) che per quella secondaria (da 15,3 a 14,1 miliardi). Nei progetti prossimi del governo c’è una brutale legge sulla regionalizzazione dell’istruzione che vuole spaccare ancora di più se possibile l’Italia tra chi ce la fa e chi non ce la fa.

In tutti questi anni non solo le disuguaglianze sono aumentate vistosamente nella scuola – i corsi di recupero azzerati, tassi di bocciature ai primi anni delle superiori del del 13%, o come veniva sintetizzato alla conferenza stampa dell’ultimo rapporto Invalsi “Un anno di scuola in Veneto vale in termini di competenze acquisite due anni di scuola in Calabria”). Ma l’uguaglianza non è riconosciuta più come un valore. Decenni di retorica della selezione, dell’eccellenza, della competizione, della meritocrazia, hanno prodotto questa involuzione persino ideologica.

Certo è bello eccellere, essere i primi, essere quelli scelti, ma la domanda che risuona nella testa tutti i giorni dei miei studenti è un’altra. “E se non ce la faccio ? E se sono io l’escluso ? E se sono io quello che finirà in settima fila ?”

Un articolo di Christian Raimo - mimimaetmoralia.it 30 05 2019

Data ultima modifica: 30 mai 2019