Fioramonti: dimissioni

Le dimissioni del Ministro Fioramonti di fronte alle condizioni in cui versano scuola e università dimostrano la gravità della situazione. Un Ministro che non abbiamo esentato da critiche o da attacchi, ma che a più riprese ha ribadito qualcosa che studenti, docenti, dottorandi, ricercatori e movimenti ribadiscono oramai da almeno dieci anni prima di lui: l’università e l’istruzione stanno cadendo a pezzi e dobbiamo rifinanziarle, perché possono essere uno strumento per rilanciare il futuro del paese.

Infatti, nella Legge di Bilancio approvata la vigilia di Natale il Governo prende una posizione netta e chiara, in piena continuità con gli esecutivi precedenti: la scuola e l’università non sono capitoli su cui ha senso investire risorse, mettendo di fatti in secondo piano Istruzione e Ricerca, il futuro del paese tutto.

In una manovra complessiva di 30 miliardi di euro - di cui ben pochi nelle tasche dei bisognosi, dei lavoratori, dei disoccupati e degli studenti - vengono stanziati circa 5 milioni in più sull’università. Una cifra ridicola che cela una vera e propria presa in giro a tutti e tutte noi, uno schiaffo morale a chi vive una vita precaria da troppi anni, a chi rischia la vita in università che cadono a pezzi, a chi non riesce ad arrivare alla fine del mese; uno schiaffo a chi si impegna ogni giorno nello studio, nell’insegnamento, nell’attività di ricerca per rendere migliori le nostre università.

Servirebbe 1 miliardo di euro per riportare i finanziamenti ai livelli pre-crisi del 2007, ma la tendenza di definanziamento dell’università sembra non arrestarsi oramai da un decennio, qualunque sia il governo, qualunque sia il colore.

Abbiamo la necessità non solo di riportare i finanziamenti ai livelli pre-crisi, ma di aumentarli considerevolmente, finanziando ricerca, didattica, diritto allo studio, stabilizzazione del personale precario. Dobbiamo assumere misure concrete e tornare a parlare dell’Università che vorremmo, di come potrebbe cambiare il paese e la società, affrontare i problemi che ci circondano.

L’università e tutte le sue componenti devono tornare a mobilitarsi. Non possiamo più aspettare, dobbiamo tornare a pretendere quello che ci spetta, senza fare passi indietro.

Link Coordinamento Universitario 26 12 2019

Data ultima modifica: 26 dicembre 2019