Autonomia differenziata? In tempi di epidemia lasciar scegliere le Regioni è un pericolo per l’Italia

Lunedì è stato nominato dal ministro della Salute Roberto Speranza "consigliere per il coordinamento con le istituzioni sanitarie internazionali". Nel giro di un paio di giorni, Walter Ricciardi si è già ambientato nel suo nuovo ruolo. Ha analizzato errori, dato consigli e ora avverte: con un’emergenza come questa una gestione frammentata, su base regionale, del sistema sanitario può avere effetti letali.

Lei non ha risparmiato critiche al governo, per le misure prese e per quelle non prese prima dell’arrivo della malattia. Perché l’hanno chiamata e perché ha accettato?

"Perché mi hanno chiesto di collaborare non lo so, va domandato a loro. Io ho detto sì perché ritengo che ora ci si debba mettere al servizio del Paese, che è in un momento difficilissimo. Io sono un medico di sanità pubblica e questo è il mio mestiere. Riguardo alle mie dichiarazioni dei giorni scorsi, gli scienziati hanno il dovere di dire sempre la verità, anche quando è scomoda".

Che clima ha trovato?

"Sono rimasto sorpreso dal ministro Roberto Speranza, che ho conosciuto tre giorni fa. È una persona perbene, cerca di risolvere una situazione che metterebbe a dura prova qualsiasi politico. Avrei comunque detto sì alla richiesta del ministero, ma ora sono anche più convinto".

Sono stati commessi degli errori dopo i primi casi in Lombardia e Veneto?

"L’Italia ha una debolezza: il sistema è frammentato, è in mano alle Regioni e lo Stato ha solo ruoli limitati. In tempi normali questo è anche accettabile ma in tempi di epidemia come questo può avere effetti letali, perché in certi frangenti va adottata una linea unitaria, che faccia prendere misure proporzionate. E invece spiccano casi di inadeguatezza decisionale. Penso alle Marche, che chiudono le scuole per un caso in una regione vicina. In generale, un altro errore è la deroga a evidenze e protocolli. Così si allarmano le persone".

Si riferisce al gran numero di tamponi effettuati in questi giorni?

"Anche. Finalmente abbiamo deciso che vengano fatti solo a chi ha i sintomi di un’infezione respiratoria e proviene da una zona a rischio, anche italiana, o ha avuto contatti con i malati. Bisognava fare così da subito e invece ci troviamo con tanti casi sospetti, per i quali manca ancora una conferma. Per non parlare dei tanti possibili falsi positivi che si generano. In più c’è un errore che si potrebbe definire strutturale".

Quale?

"Quando hai davanti un cluster di casi devi usare l’epidemiologia di campo, che è una sofisticata tecnica investigativa. Ci sono pochi esperti in Italia, non in ogni Regione. All’Istituto superiore di sanità avevamo una grande scuola per questo tipo di professionisti. In un Paese serio queste competenze non si tagliano. E invece gli epidemiologi e i medici di sanità pubblica negli anni passati sono stati decimati. Per forza poi non si trova il paziente zero, non abbiamo gli investigatori adatti a cercarlo".

Che cosa, invece, è stato fatto bene?

"Le procedure del ministero sono state corrette, hanno cercato di fare tutto al meglio ma come ho detto i problemi di competenza in materia sanitaria sono stati un ostacolo".

Quanto fa paura il coronavirus?

"Non è da sottovalutare ma non parliamo neanche di Ebola. Nell’80% dei casi decorre in modo benigno, nel 15% si cura efficacemente, e nel 5% ha conseguenze gravi, da terapia intensiva. Solo il 2-3% dei colpiti muore".

Quanto tempo sarà necessario per capire se le cose miglioreranno? "Le prossime due settimane sono decisive. Vedremo se siamo riusciti, in Italia e nel mondo, a contenere il virus. Se i cittadini vedranno i casi decrescere o non aumentare più con lo stesso ritmo dei giorni scorsi potranno essere sollevati".

E se invece i dati peggioreranno?

"Verranno prese misure più drastiche".

Di che tipo?

"Inizierà la fase di mitigazione, dovremo fare del nostro meglio per curare tutti i nuovi casi. Non mi va però di dire ora nello specifico cosa si farà, non ha senso spaventare i cittadini per un’ipotesi".

Ci sono stati i primi casi nei bambini, eppure si diceva che i più piccoli non sono aggrediti dal virus. "Non sorprende che siano stati contagiati anche dei bambini, si infettano come gli altri perché i virus non guardano all’età. Parliamo però di casi non gravi. Anche in Cina se ne sono visti pochi tra i contagiati, perché è plausibile pensare che abbiano una immunità crociata. Non ci dimentichiamo che il Covid-19 è un coronavirus, parente di micro-organismi che nell’uomo provocano il raffreddore, molto diffuso tra i bambini, che quindi possono essere in parte coperti. E loro hanno comunque una protezione immunitaria data dalle tante vaccinazioni che fanno, anche se non specifiche per questo virus".

Gli anziani sono il bersaglio principale del coronavirus, cosa può suggerire a queste persone?

"Vorrei piuttosto fare una domanda a loro, ai malati e alle persone fragili: vi siete vaccinati contro l’influenza a ottobre? Se avete paura del coronavirus oggi, allora dovreste temere anche l’influenza, che su certe persone può avere conseguenze gravi. Il vaccino va fatto".

- video informativa 26 02 alla Camera nel corso della quale il ministro della Salute, Roberto Speranza ha tenuto una informativa urgente alla Camera nel corso della quale, tra le altre cose, ha espresso un encomio per i cittadini ed i sanitari sul campo, cui è seguito uun lungo applauso dell’aula. Ascoltiamo in tre minuti la sintesi curata da Donato Mola.

Data ultima modifica: 27 febbraio 2020