LOTTO MARZO 1970

L’8 marzo del Centro studi movimenti.

Al tempo del coronavirus... se non possiamo salire sugli autobus, possiamo almeno vederli passare... e allora che ci ricordino conquiste passate in vista di conquiste future!

Grazie a Giordano Maini di JacLeRoi per il lavoro grafico!

Ogni giorno l’immagine di un anno di conquiste importanti!

Ci vollero anni di discussione per arrivare, il 1 dicembre 1970, all’approvazione della legge 898 Fortuna-Baslini, che stabilì anche in Italia la possibilità di divorziare.

Con quel provvedimento il matrimonio non fu più indissolubile ed ebbe una via d’uscita, anche se non fu una strada semplice da percorrere per le donne che si occupavano solo della casa e dei figli, senza avere altro impiego retribuito.

Fin dall’inizio dell’iter parlamentare i partiti politici si divisero radicalmente, così come la società italiana: da una parte un paese antidivorzista, cattolico e conservatore, dall’altra uno che sentiva la necessità di una svolta moderna e laica. Anche i movimenti femminili furono presenti in questo dibattito: la legge risultò una vittoria soprattutto per loro, nonostante l’alto prezzo pagato in termini di precarietà economica, sociale e lavorativa e in termini di disagio, di pregiudizi ancora molto radicati e di discriminazioni sociali.

In molti casi, la separazione comportò per le mogli un peggioramento delle condizioni di vita superiore a quello dei mariti, soprattutto per la difficoltà di superare un modello tradizionale di famiglia che riteneva compito delle donne occuparsi dei figli.

La legge sul divorzio destabilizzò così tanto la società italiana che, il giorno dopo la sua approvazione, venne immediatamente pubblicato un appello per indire il referendum abrogativo. Referendum che si tenne il 12 maggio 1974: vinse il “no”, perché il 59,26% dei cittadini e delle cittadine bloccò con il proprio voto la proposta di tornare alla tradizione.

Oggi Seconda immagine: 1970 Diritto al divorzio

- per saperne di più:

“Tremate, tremate, le streghe son tornate…”, uno degli slogan che hanno scandito la battaglia di una generazione, quella del movimento femminista italiano.

La professoressa Elda Guerra analizza, in particolare il periodo che va dal 1970, in cui esce il “Manifesto di rivolta femminile” e il 1981, anno in cui dal codice penale escono due norme ormai “antiche”: il delitto d’’onore e il matrimonio riparatore che davano grandi attenuanti agli autori di violenze sulle donne.

Proprio il rifiuto di un “matrimonio riparatore” da parte di una donna siciliana, nel 1966, era stata la prima scintilla di una rivolta che avrebbe portato alla nascita del gruppo “Rivolta femminile”, fondato da Carla Lonzi.

Un movimento che affronta la questione della donna da un duplice punto di vista: quello della sfera privata e personale, e quello dei diritti civili. Sono temi “caldi” di quel periodo come l’’aborto, il divorzio, ma anche quello della violenza sessuale e tra le mura domestiche, ancora drammaticamente attuale.

Alla fine, molte delle battaglie del movimento femminista vengono vinte: lo dimostrano, ad esempio, i cambiamenti del Codice Penale. Anche se bisognerà aspettare il 1996 perché la violenza sessuale venga cambiata da reato contro la morale a reato contro la persona.

Movimento femminista con Elda Guerra di Massimo Gamba

video su Rai.it

Data ultima modifica: 10 marzo 2020