Attenzione alla connettività: non può generare altra disparità

Si è aperto un vivace dibattito pubblico su come non fermare la didattica adoperando i sistemi a distanza. Per gli studenti universitari l’uso didattico di nuove tecnologie non è una novità. Diverso è per le scuole di ogni ordine e grado. La scuola non è un servizio a domanda individuale, ma esperienza di socializzazione, relazione umana, tempo e spazio condiviso dove il noi prevale sull’io. Favorisce la crescita degli studenti come persone libere e responsabili in un contesto democratico. Tale deve restare, soprattutto quando si introducono tecnologie capaci di trasformare le relazioni umane.

Ora si cerca un saggio equilibrio tra il diritto alla salute e il diritto allo studio e alla socializzazione. E dobbiamo gratitudine ai dirigenti, ai docenti, al personale ATA, di tutte le scuole italiane, e soprattutto delle zone maggiormente colpite, se hanno conservato intatto il senso di essere scuola, non lasciando nessuno solo. Sono le capacità che mostra l’istruzione pubblica, pervasa da spirito unitario, solidale e di responsabilità sociale, come ha avvertito il presidente Mattarella. Le dinamiche tecniche della didattica a distanza non devono considerarsi alternative o sostitutive alla lezione in classe, alla relazione umana tra studenti e tra questi e gli insegnanti. La chiusura di una scuola non si riduce ai compiti o al tempo da riempire affinché ragazze e ragazzi non siano passivi e/o assorbiti dai social. Molti di loro hanno solo la scuola come luogo di aggregazione ed è fondamentale che sia aperta, sicura, e pulita. L’emergenza sanitaria ci ricorda che la prevenzione e la cura degli ambienti sono obiettivi irraggiungibili se persiste la carenza di personale ATA e di spazi degni di un contesto educativo.

Di recente un’ideologia competitiva tra istituti ne ha danneggiato il senso e la funzione sociale e ha sovvertito il significato di autonomia scolastica. Ha approfondito le distanze sociali e culturali, tradendo la Costituzione. Con la tecnologia digitale si introduce la “connettività”, che se non indirizzata e guidata con saggezza rischia di essere fattore di nuova disparità. La “connettività” non venga spacciata come una delle qualità didattiche prevalenti nell’offerta formativa. Sarebbe una sconfitta.

Alessandro Barbero ci invita a riflettere sul mutamento dei linguaggi nei media passando dalla “spiegazione” al “racconto”. È un passaggio cruciale per evitare l’uso passivo, l’iperconnessione, la riduzione dei linguaggi e delle parole a figure simboliche, e soprattutto l’assenza di racconto. È il momento per approfittare di questa emergenza per evitare un uso acritico e strumentale dei nuovi media. L’occasione è storica, cerchiamo di non perderla.

Francesco Sinopoli - Segretario generale FLC CGIL 14 03 2020

Data ultima modifica: 16 marzo 2020