Non è mai troppo tardi. Alberto Manzi

Negli anni Sessanta, grazie alla pioneristica trasmissione del "maestro degli italiani", si impose un’idea di scuola straordinariamente inclusiva in un paese con un alto tasso di analfabetizzazione. È una storia da ricordare, alla quale ispirarsi.

Un’educazione popolare di massa

Certo non è paragonabile all’Italia degli anni Sessanta, la tv in bianco e nero, un gessetto e un foglio, ma non c’è dubbio che le numerose iniziative mediatiche didattiche che si stanno diffondendo nei giorni dell’emergenza coronavirus richiamino alla mente la pioneristica trasmissione di Alberto Manzi "Non è mai troppo tardi. Corso di istruzione popolare per il recupero dell’adulto analfabeta".

Nell’Italia del boom economico il giovane maestro romano tenne un’intera popolazione inchiodata alla Tv per 484 puntate da novembre 1960 a maggio 1968. Voluta dalla Rai e dal Servizio Centrale per l’Educazione Popolare del Ministero della Pubblica Istruzione, imitata in settantadue paesi, nel 1960 la trasmissione ricevette il premio internazionale Onu e nel 1965 venne premiata dall’Unesco come uno dei programmi più significativi nella lotta contro l’analfabetismo.

Curata insieme a Oreste Gasperini e Carlo Piantoni, riproduceva in televisione delle vere e proprie lezioni di scuola primaria, con metodologie didattiche innovative, dinanzi a classi composte di adulti analfabeti o semi-analfabeti. La trasmissione andò in onda per ben otto anni, vennero organizzati 12.000 corsi, frequentati da 150.000 allievi, senza contare gli altri 500.000 partecipanti che seguirono i corsi senza far parte dei gruppi di ascolto: si stima che quasi un milione e mezzo di persone abbiano conseguito la licenza elementare grazie a queste lezioni a distanza, svolte di fatto secondo un vero e proprio corso di scuola serale.

Le trasmissioni avvenivano nel tardo pomeriggio, prima di cena; Manzi utilizzava un grosso blocco di carta montato su cavalletto sul quale scriveva, con l’ausilio di un carboncino, semplici parole o lettere, accompagnate da un accattivante disegnino di riferimento. Delle volte utilizzava anche una lavagna luminosa, per quei tempi assai suggestiva. Con quarant’anni di anticipo aveva ideato una lavagna interattiva multimediale.

«Non insegnavo a leggere e scrivere: invogliavo la gente a leggere e a scrivere» precisò il "maestro degli italiani".

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Data ultima modifica: 26 marzo 2020