Appello per un monitoraggio indipendente della “scuola a distanza”
La grave emergenza attuale non è un’occasione per incrementare la didattica a distanza, ma una situazione di assenza della scuola reale da fronteggiare con ragionevolezza.
Questo momento assai difficile va affrontato lucidamente, con lo scopo prioritario di ridurre il danno determinato dall’impedimento alla relazione diretta tra scolari, studenti e insegnanti. Accettare la sfida, con un utilizzo critico e consapevole delle tecnologie digitali nella didattica e nei rapporti professionali, è quindi necessario e doveroso.
I pericoli per l’istruzione, però, sono sostanzialmente tre, gravi e strettamente collegati e conseguenti l’uno all’altro :
L’improvvisazione, dovuta alle difficoltà sopraggiunte ma anche alimentata dal marketing istituzionale sull’efficacia “a prescindere” della “didattica digitale”, significante-quasi-vuoto capace di comprendere tutto e il suo contrario ; e anche etichetta omologante che ha consentito un’OPA della mentalità liberista sulla “scuola attiva”, laboratoriale e altre tradizioni tipiche dell’insegnamento militante mediante la retorica dell’innovazione fine a se stessa.
La subordinazione delle istituzioni pubbliche alle piattaforme del capitalismo di sorveglianza, ulteriormente glorificata in forma ipocritamente solidale sulle pagine istituzionali e già attive in molte scuole (in particolare le varie filiazioni scolastiche di Google). Perché offrono soluzioni chiavi-in-mano e sono conformi ai dettami sulle competenze subordinate alla mercificazione del lavoro, alla logica dell’istruzione come investimento su e di “capitale umano”.
L’accentuazione delle profonde disuguaglianze che già gravano sul sistema scolastico italiano fra territori, singole istituzioni, tipologie di scuole, famiglie, studenti. Si rischia di uscire da questa emergenza con una scuola apparentemente più “innovativa” e sostanzialmente più diseguale, ovvero meno democratica.
In questi giorni la quasi totalità dei docenti sta dimostrando, con energia e passione, di voler salvaguardare, seppure a fatica, l’autenticità dei processi relazionali e ambientali di insegnamento/apprendimento : è questo il momento di non vanificarne lo sforzo. Si configura però una situazione di conflitto tra la definitiva colonizzazione della progettazione didattica, sempre più prevalentemente individuale, da una parte, oppure, dall’altra, la sua indipendenza, a difesa del senso e delle prerogative collegiali e costituzionali della scuola pubblica. La scuola monopolizzata dalle grandi piattaforme sarebbe una scuola asservita al lavoro esecutivo eterodiretto, definitivamente e strutturalmente sottoposta a presunti controlli oggettivi di risultato, efficienza e qualità.
Una scuola che in questo momento riaffermi invece la propria volontà e capacità di progettare in modo flessibile e articolato, con soluzioni condivise all’interno delle comunità educanti e nel rispetto di una relazione reale e praticabile con la realtà socio-culturale in cui opera, terrebbe la barra dritta sull’emancipazione e sullo sviluppo umano. Mentre, all’opposto, chiamarsi fuori in modo aprioristico e indifferenziato è un errore gravissimo : questa posizione lascia infatti campo aperto, rafforzandolo, al tecnoliberismo che vorrebbe contrastare.
Se, insomma, il “digitale” irrompe con tutte le sue ambiguità non solo nell’immaginario, ma anche nella organizzazione d’emergenza della scuola della Repubblica, è necessaria a nostro avviso una mobilitazione intellettuale e professionale che approfondisca le questioni e vigili su applicazioni e implicazioni, abbattendo il recinto tecnocratico e illusoriamente tecnoentusiasta in cui esse rischiano di essere ulteriormente confinate.
Proponiamo quindi alle organizzazioni professionali e sindacali di avviare un monitoraggio nazionale della situazione il più puntuale possibile e soprattutto a sua volta del tutto indipendente e trasparente, perché solo se immune da marketing, ricerca di consenso e volontà di orientamento potrà avere una valenza culturale e professionale, civile e politica capace di preservare la democrazia a scuola.
QUI : Firme finora raccolte
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Per avere un primo riscontro delle reali situazioni che la scuola sta affrontando, il Cidi Torino ha avviato un’indagine preliminare cui hanno già aderito molti colleghi.
Se sei un docente impegnato a fronteggiare questa situazione di emergenza,
puoi rispondere all’indagine preliminare cliccando qui.
Se vuoi scaricare questo appello in formato pdf da diffondere
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insegnareonline.com 11 03 2020