Cesare Moreno, risponde a Galli della Loggia

Galli della Loggia ha colpito ancora. Leggete senza perdere la calma, e tenete conto che rappresenta il punto di vista di molti docenti e dirigenti, e il punto di vista di troppi cittadini smaniosi di mettere a posto i giovani. E’ triste. E’ molto triste che esista gente così, ma noi dobbiamo farci i conti.
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Sostengo da molto che scrutini ed esami sono un diritto – a Ernesto piace di più la parola dovere – perché la giovane persona ha diritto a sapere a che punto sta con il processo di crescita.

Quando c’è una promozione ‘facile’, un esame finto, lasciamo i ragazzi nel vuoto e nell’incertezza. Quindi non solo sono d’accordo, ma di più.

Ciò su cui invito tutti a non essere d’accordo per il bene della nostra società è il livore che caratterizza tutti gli articoli di Della Loggia: fa male alla salute, alla sua innanzi tutto, - ma penso che ormai sia cronicizzato - ma anche alla nostra.

Galli della Loggia dice che i giovani devono soffrire, che senza sofferenza, senza sacrifici nulla esiste. Dice che le ‘gite scolastiche’ sono una perdita di tempo (infatti i ragazzi italiani stanno in gita un giorno si e l’altro pure) che lo spirito dei tempi tiene i giovani in una bonarietà vacua ed indulgente, che siamo governati dalla pappa dolce della benevolenza per decreto.

Mi dispiace molto che sotto il suo articolo ci sia scritto “Riproduzione Riservata”, perché vorrei usare questo articolo per distribuirlo agli studenti di quell’istituto professionale di Napoli centro dove sono stati bocciati al primo anno il 60% degli allievi, cosicché possano informare i loro insegnanti di essere benevoli per decreto, oppure distribuirlo alle scuole della mia periferia in cui il numero di bocciati e di abbandoni, a seconda del tipo di scuola, oscilla tra il 20 e il 40%. Molti insegnanti la pensano come lui, c’è stato un generale sollevamento contro l’assenza di scrutini: senza voti i ragazzi non studiano più. E’ veramente triste pensare che i ragazzi studino solo sotto minaccia dei voti cattivi.

Noi sappiamo che il più svogliato degli allievi è pronto a impegnarsi “a sacrificarsi’ gioiosamente a patto di dargli un motivo, un significato.

Qualsiasi fatica, qualsiasi dolore, persino una malattia è tollerabile se sappiamo darle un significato e questo viene dalle persone ‘benevole’ (non per decreto “per la contradizion che nol consente”) che stanno intorno al ragazzo che cresce.

Noi maestri di strada lo sappiamo: abbiamo visto negli occhi, il resto era coperto dalla maschera, la gioia dei bambini e dei ragazzi che hanno ricevuto il pacco ’viveri per la mente’; abbiamo visto ragazzi che non venivano a scuola, impegnarsi nello studio dopo il semplice gesto di offrirgli quaderni, album e colori. Non che non potessero comprarli, ma in questi pacchi c’era una densità affettiva che non c’è nei quaderni del supermercato.

E questa è la questione di fondo che riguarda la scuola nella società complessa di oggi:

nell’assenza o carenza di contenuti affettivi di altra origine, la scuola deve diventare capace di caricare i contenuti didattici con marche affettive che rendono significativo l’apprendimento. La scuola non è nata per questo, non è organizzata per questo, i docenti non hanno ricevuto alcuna preparazione per questo. Renderci conto insieme che, per colpa di nessuno e quindi per responsabilità di tutti, la posizione della scuola è molto più difficile dei tempi passati, sarebbe un gran passo in avanti.

Galli della Loggia è triste e vuole vedere tristi tutti gli altri: l’ho incontrato e quando per spirito conciliante ho detto che, contrariamente a quello che lui va dicendo, quelli come me sono molto favorevoli all’autorità che fa crescere e che sa prevedere e provvedere, lui ha rincarato la dose: bisogna rispettare l’autorità per l’autorità. Abbiamo fatto anche questo, abbiamo obbedito nonostante tutto, perché se c’è una autorità imprevidente ed improvvidente è l’autorità statale italiana; ma non dura.

Lo spirito dei tempi, tanto in odio al Galli Della Loggia, prevede che il rispetto bisogna guadagnarselo, e già oggi fortunatamente i cittadini, ancor obbedienti ai decreti, stanno anche cominciando a presentare i conti di tante imprevidenze e improvvidenze.

Il primo conto riguarda proprio la scuola. Bisogna fare bene i conti di tutto: di evitare il contagio, dello studio, delle metodologie didattiche, degli esami. Abbiamo un problema complesso, “qui si parrà la tua nobilitate”, o se ne esce con soluzioni complesse o non se ne esce. Non serve rimandare, non servono autoassoluzioni del tipo ’tutti promossi’ e zitti sul resto". Siamo d’accordo Ernesto?

Cesare Moreno - Presidente Associazione Maestri di Strada Onlus

- qui l’articolo del Corriere qui: Tutti promossi? Sbagliato. E le scuole riaprano il 25 agosto

Data ultima modifica: 27 aprile 2020