Silvia Romano: i pensieri della sua maestra del Parco Trotter

SILVIA ROMANO, VOLONTARIA MILANESE, E’ STATA LIBERATA. TORNA IN ITALIA, DALLA SUA FAMIGLIA, NEL SUO QUARTIERE E NELLA SUA CITTA’ SANA E SALVA.

SILVIA E’ UNA RAGAZZA DEL TROTTER.

ECCO I PENSIERI DELLA SUA MAESTRA, CHE SONO ANCHE I NOSTRI. SILVIA E’ TORNATA. ORA CI SIAMO TUTTI!!!!

Quest’anno, a dicembre, con i nostri bambini di quarta abbiamo riflettuto sulla “ don-azione” cioè sull’azione del donare. Il percorso prevedeva diverse proposte didattiche, tra le quali un incontro con una volontaria. Immediatamente il nostro pensiero è volato a Silvia e di lei abbiamo raccontato ai nostri alunni.

La cosa che più incuriosiva era sapere com’era Silvia da piccola, quand’era alle elementari.

La sua scelta di vita, generosa e coraggiosa, spingeva i nostri piccoli alunni ad immaginare una bambina con la mano sempre alzata per denunciare ingiustizie, pronta ad intervenire in ogni situazione … Insomma, una bambina esuberante che non si fermava davanti a niente e a nessuno …

Invece no, Silvia non era affatto così, e noi lo possiamo dire, perché siamo state le sue maestre.

Silvia era una bambina molto riservata, che parlava poco e per di più con un tono molto basso.

Era brava a scuola, sempre attenta e ordinata; gentile con i compagni.

C’è un episodio però che vi vogliamo raccontare …

Un giorno di circa quindici anni fa, abbiamo proposto a tutte le ragazze e i ragazzi delle quinte, un’esperienza molto forte. La nostra scuola, come si sa, è da sempre sensibile e attenta alle situazioni di ingiustizia e discriminazione. Siamo convinte infatti che sia importante sviluppare nei nostri alunni uno spirito critico, capace scegliere liberamente come agire e da che parte stare, dopo aver conosciuto i fatti e le cose.

Allora usavamo, in occasioni speciali, fare delle merende di padiglione, con i bambini di tutte le classi. Questo contribuiva a farci sentire tutti parte di un’unica famiglia. Così offrivamo che so, un succo di frutta e dei biscotti, piuttosto che the e panini al cioccolato. A volte anche una semplice mela, mangiata insieme ai compagni, sembrava più buona. Chissà, forse era il sapore dell’amicizia e della condivisione …

Ma quel giorno non c’era niente di tutto questo. C’era un tavolo nello spazio antistante al padiglione e circa cento bambini erano in cerchio intorno a quel tavolo.

Sul tavolo c’erano quattro enormi pagnotte di pane appena sfornato. Un profumo irresistibile si era diffuso tutt’intorno. Volendo, se ne sarebbe potuto dare un discreto pezzetto a ciascuno e tutti sarebbero stati contenti. Ma il nostro progetto era un altro.

Con una serie di complicati calcoli avevamo riportato le percentuali della distribuzione delle risorse alimentari nel mondo al numero dei nostri alunni e così abbiamo organizzato la loro merenda.

Iniziammo così a distribuire delle enormi fette di pane ad un gruppo molto ristretto, poi delle belle fette ad un piccolo gruppo e delle fette normali ad un gruppo un po’ più ampio … e così via.

Inutile dire che per più della metà dei bambini erano rimaste solo briciole, che noi provvedemmo a distribuire casualmente, senza poter arrivare a darne a tutti.

A quel punto successe di tutto: molti, con il loro bel pezzo di pane in mano ridevano felici per la loro buona sorte. Altri, mi sembra di ricordare che fossero quelli che avevano ricevuto le fette più grandi, si erano andati a rifugiare in un luogo nascosto dove poter mangiare indisturbati. Alcuni si erano addirittura chiusi in bagno, per difendere il loro pane!!! E poi c’erano quelli che si lamentavano a gran voce per la grave ingiustizia a cui avevano assistito o che avevano subito.

Molti erano rimasti immobili, senza gesti e senza parole per la strana situazione che si erano trovati a vivere. Ci fu però un piccolo gruppo, e questo noi maestre ce lo ricordiamo bene, che in un angolino, divideva il pane appena ricevuto con i compagni che non ne avevano, con la naturalezza di chi ha già deciso da che parte stare. Tra loro c’era Silvia, una bambina timida, che non amava mettersi in mostra o farsi notare.

Una bambina semplicemente buona, che amava vedere sorridere chi aveva intorno.

Poi Silvia è diventata grande e di nuovo ha scelto da che parte stare, con la generosità e la forza dei suoi vent’anni, ma con la stessa semplicità di quando era bambina.

È da più di un anno che Silvia è stata rapita.

Spesso di notte mi capita di stare sveglia ad aspettare che i miei figli tornino a casa. Così, quando finalmente, sento il rumore della chiave che apre la serratura o della macchina che sta parcheggiando sotto casa, so che sono arrivati e posso addormentarmi. Spesso, mi capita di pensare che c’è qualcuno che non è ancora tornato, a Silvia, che è nelle mani dei suoi rapitori.

Quando Silvia tornerà, potremo finalmente dire che tutti i nostri figli sono rientrati a casa.

Oggi, sabato 9 maggio, Silvia è stata liberata!!! Ora sì che ci siamo tutti

Data ultima modifica: 10 maggio 2020