Italia/Egitto. Al-Sisi promette il rilascio di 540 prigionieri per contenere il Covid-19. L’associazione per i diritti umani si appella al governo italiano perché chieda che tra loro ci sia il giovane studente egiziano
Il presidente egiziano al-Sisi rilascerà 530 detenuti, misura di contrasto al Covid-19 nelle affollatissime carceri del paese.
Una goccia del mare (solo i prigionieri politici sono 60mila). Ma una porta si apre e Amnesty lo fa presente al governo italiano :
« È un’opportunità unica »,
ha detto ieri all’Ansa il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury, per chiedere il rilascio « di Alaa Abdel Fattah, icona della rivoluzione del 2011, l’avvocata Mahienour el-Masry, Sanaa Seif.
Naturalmente penso a Patrick Zaki. Conte e Di Maio esercitino i loro buoni rapporti più volte dichiarati e ostentati con al-Sisi ».
Un appello ripreso da Sinistra italiana : « È necessario e urgente che il governo italiano ne approfitti per rivendicare la liberazione dello studente all’università di Bologna Patrick Zaki ».
Un articolo de Il Manifesto - Redazione esteri 28 06 2020
*Immagine. Il murale della street artist Laika apparso l’11 febbraio sui muri di villa Ada, a Roma, nelle vicinanze dell’ambasciata d’Egitto in Italia, in cui si vede Giulio Regeni che abbraccia Zaki e promette che “questa volta andrà meglio”. (Alessandro Serranò, Agf)
leggi di più : L’Egitto libera 530 detenuti : pressing per Zaki
DALL’INVIATO A BEIRUT. L’Egitto libera 530 detenuti per il rischio di contagio da coronavirus e l’Italia chiede al presidente Abdel Fatah al-Sisi di includere nella lista Patrick Zaki, lo studente dell’Università di Bologna arrestato il 7 febbraio e tenuto in carcere senza un processo, con la detenzione prolungata in automatico di 15 giorni in 15 giorni. Tanto più che il 29enne dottorando è un soggetto a rischio, soffre di asma, e se dovesse ammalarsi nella sovraffollata prigione di massima sicurezza di Tora, dove sono stati già registrati casi di Covid-19, le conseguenze potrebbero essere serie. Appena si è diffusa la notizia delle intenzioni del governo del Cairo, che intende allentare la pressione sulla popolazione carceraria dopo il riesplodere dell’epidemia nelle ultime settimane, a Bologna si è riaccesa la speranza.
« Propaganda sovversiva »
Zaki è accusato di « propaganda sovversiva », per un post su Facebook in difesa dei diritti degli omosessuali, non è implicato in nulla di grave e in un regime carcerario duro come quello di Tora, dove sono detenuti oppositori e sospetti terroristi, è per lui insostenibile. Il rettore dell’Università, Francesco Ubertini, si è appellato al governo italiano, alla Commissione europea e « alle numerosissime istituzioni che hanno aderito alla nostra mozione e a tutte le università del mondo che hanno sottoscritto i principi della Magna Charta affinché facciano sentire la propria voce : è l’occasione per mettere fine a questa assurda vicenda e poter restituire Patrick alla sua vita e ai suoi studi, spero di poterlo riabbracciare presto qui a Bologna ».
Alla richiesta si sono uniti esponenti del Pd come Lia Quartapelle, e Giuseppe Civati, fondatore di Possibile : « Nei giorni scorsi Conte ha garantito l’impegno per arrivare alla verità sull’omicidio di Giulio Regeni. Ora si sforzi per la liberazione di Patrick. È una priorità, molto più della presunta realpolitik che porta a rifornire di armi l’Egitto ».
Il riferimento è al contratto per la vendita di due fregate Fremm, più altre 4 in opzione, alla Marina egiziana. L’accordo è concluso e delinea una collaborazione militare a tutto campo, con la possibile fornitura anche di satelliti, elicotteri e altro materiale ad alta tecnologia. Ma nei partiti di governo ci sono forti dubbi. Il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha proposto un « lodo » che prevede il via libera definitivo soltanto se emergeranno sviluppi positivi dalla riunione del primo luglio al Cairo fra i magistrati italiani che indagano su Regeni e i colleghi egiziani.
L’inchiesta
L’Italia chiede che i 5 ufficiali delle forze di sicurezza indagati, compreso il generale Sabir Tareq, vadano a processo. Finora il muro di gomma opposto dagli apparati militari non ha mai ceduto. Le possibilità che si apra una breccia adesso sono scarse, ma è anche vero che l’Egitto ha bisogno delle nostre navi, e subito, perché le tensioni con la Turchia in Libia sono a un punto di non ritorno, e Al Sisi non esclude un confronto diretto. Deve però arrivarci preparato e con mezzi adeguati. Questo aspetto pesa forse più delle pressioni internazionali.
Al coro che chiede giustizia per Regeni e la liberazione di Zaki si è unita Amnesty International. Il portavoce italiano Riccardo Noury ha chiesto che venga scarcerato non solo lo studente adottato dall’Italia ma anche altri attivisti, come Alaa Abdel Fattah, « icona della rivoluzione del 2001 », e la sorella Sanaa Seif, « persone che in carcere non avrebbero dovuto entrarci ». Già a marzo erano state liberate alcune centinaia di detenuti per l’allarme coronavirus, mente il 24 maggio, per l’annuale amnistia in occasione dell’Eid al-Fitr, la grande festa di fine Ramadan, Al-Sisi aveva graziato 3157 carcerati. Fra loro però non c’era alcun prigioniero politico. Un timido segnale positivo è arrivato invece dall’immediata scarcerazione, venerdì, della direttrice del sito di news Al-Manassa, Nora Younis, arrestata il giorno prima. Anche qui l’opinione pubblica mondiale si era fatta subito sentire.
Un araticolo di Giordano Stabile -La Stampa 28 06 2020