PRESENTAZIONE DEL LIBRO "NEL LABIRINTO DEGLI DEI" di Antonio Ingroia

L’Associazione EDUCACI – per la convivenza civile e democratica, in collaborazione con l’Associazione La Conta e l’Associazione NonUnodiMeno, vi invitano giovedì 7 aprile 2011, nell’Auditorium del Centro Scolastico di Via Natta 11 a Milano.

Alle ore 18,00 – Presentazione del libro “NEL LABIRINTO DEGLI DEI – Storie di mafia e di antimafia” di Antonio Ingroia – Il Saggiatore Editore, 2010.

Parteciparanno all’incontro Antonio Ingroia, Nando dalla Chiesa, Salvatore Borsellino, Giansandro Barzaghi e Vincenzo Cutolo. Coordina l’incontro Antonella Mascali.

Alle ore 19,30 – Buffet offerto a tutti i presenti a Cura di EDUCACI Associazione per la convivenza civile e democratica;

Alle ore 20,00 - Letture teatrali per il 150° dell’Unità d’Italia “LA NOSTRA LINGUA ITALIANA – Poesia italiana del ‘900” con la partecipazione di Alberto Anzalone, Linda Caridi, Vincenzo Cutolo, Valeria Pellecchia, Alberto Ricci, Cristina Maria Rossi, Lidia Sampaoli, Emilia Scarpati, Mario Toffoli e Sara Zanobbio

- Il libro “NEL LABIRINTO DEGLI DEI – Storie di mafia e di antimafia” di Antonio Ingroia – Il Saggiatore Editore, 2010.

- Il titolo del libro di Antonio Ingroia, Nel labirinto degli dei, rimanda a Tomasi di Lampedusa: convinti di essere “gods”, “dei”, perfetti, sciolti dall’osservanza delle leggi, i Siciliani ostentano indifferenza al “flusso della storia universale”, cui si sentono estranei.

La loro non è storia, è natura. Ne deriva una concezione ontologica della mafia: carattere inestirpabile, radicato nell’ordine naturale delle cose, prima ancora che nel costume. Impensabile stroncarla con i ”carabinieri” e con le leggi civili, come invece s’illude il funzionario sabaudo Chevalley, sempre nel “Gattopardo”, suscitando l’ironia sfottente di Tancredi.

Il libro di Ingroia è stato scritto contro tutto ciò che il “realismo” di Tancredi personifica: un’accidia e un disincanto che non implicano solo accettazione miope di quel presunto ordine naturale ma anche condiscendenza verso di esso e verso i distruttori della polis, con l’aggravante, nel caso di Tancredi, dell’appartenenza alla classe dirigente dell’isola e poi dell’Italia unita.

Nella prosa asciutta di tredici capitoli, Ingroia intreccia la sua esperienza di magistrato antimafia, da quasi vent’anni presso la DDA di Palermo, con alcune delle vicende più atroci della storia recente: su tutte, la strage di via D’Amelio del 19 luglio 1992.

Il racconto che ne risulta è un “labirinto” popolato di vittime (anche collaterali: Rita Atria) e carnefici, servitori e traditori dello Stato, irriducibili e collaboratori di giustizia, scassapagliara e notabili, maschere grottesche ed eroi tragici.

Su ognuno di loro, senza eccezioni, aleggia e spesso trionfa la morte, con la quale i palermitani “hanno una grande consuetudine”, scrive Ingroia.

Il suo è dunque anche un libro di morti. Per i morti. Soprattutto per quelli che giacciono insepolti, che ancora attendono la nostra giustizia. La nostra pietà, sotto forma di verità processuale e storica. A uno di loro, Paolo Borsellino, questo libro è dedicato.

Letture teatrali per il 150° dell’Unità d’Italia “LA NOSTRA LINGUA ITALIANA – Poesia italiana del ‘900”

Nel sofferto dibattito sulle celebrazioni del 150.mo dell’Unità d’Italia, Giuliano Amato ha scritto che “affiora dal passato non ciò che ci potrebbe unire, ma ciò che serve a dividerci, si tratti a Sud della nostalgia dei Borbone, a Nord di improbabili origini celtiche, cercate nelle acque del Po”. E anche Lucio Villari ha giustamente osservato che “dividersi sulla celebrazione della propria unità è una conferma di incompiutezza”.

Noi dell’associazione “EducaCi” pensiamo che, in occasione delle celebrazioni del centocinquantenario, sarebbe auspicabile insistere maggiormente sul valore identitario e unitario creato – caso pressoché unico e straordinario nella storia dell’Occidente - dalla nostra cultura: dall’arte, dalla musica e, soprattutto, dalla lingua della tradizione letteraria a partire da Dante, Petrarca e Boccaccio.

Per lunghi secoli (in cui alle popolazioni della nostra penisola mancarono le condizioni di una unificazione politica, economica e sociale), la lingua della nostra tradizione letteraria – nel Nord, nel Centro e nel Sud – fu costante filo conduttore della nostra complessa vicenda storica e impulso determinante al crescere della nostra coscienza nazionale.

Come ha di recente osservato il linguista Tullio De Mauro “nell’Italia preunitaria, scrittori, politici, patrioti da Foscolo a Cattaneo a Manzoni, alla diplomazia piemontese, poterono additare a giustificazione storica della richiesta di unità e indipendenza dell’Italia l’esistenza di un’unica lingua nazionale. Senza riferimento ad essa la stessa idea di unificare il paese e rivendicarne l’indipendenza forse non sarebbe nata”.

Convinti della necessità di favorire la diffusione della cultura in strati sempre più ampi della popolazione (perché indebolire la cultura significherebbe indebolire anche il sentimento della identità nazionale), l’Ass. “EducaCi” intende dare un nostro contributo culturale al 150.mo anniversario dell’Unità d’Italia rendendo omaggio alla nostra bella lingua con uno spettacolo di celebrazione di una delle più alte stagioni del Novecento italiano: quella della poesia.

Abbiamo scelto, fra i maggiori esponenti di quella stagione, undici poeti provenienti da regioni diverse (Emilia-Romagna, Abruzzo, Toscana, Liguria, Campania, Sicilia, Lazio, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte), tutti uniti – nell’espressione creativa – dalla comune lingua nazionale. Nei versi che il pubblico ascolterà sono le più alte vette della produzione poetica del Novecento.

Data ultima modifica: 18 aprile 2015