Medico scolastico: una figura che manca. Come fare?

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- Medico scolastico una figura che manca, Come fare?

Una voce unanime si leva dalle scuole in questo particolare momento di incertezza: con un presidio sanitario, tutto sarebbe più semplice da affrontare e gestire...

Sull’onda della pandemia da Coronavirus, ma non solo, oggi sono in molti - genitori e docenti - a sollevare l’esigenza di un referente sanitario per ogni scuola. Fino agli anni ’70 c’erano il medico scolastico, le équipe psicopedagogiche, le vigilatrici d’infanzia: poi, con l’introduzione del pediatra di famiglia, ma anche con i tagli alla salute pubblica, queste figure sono via via scomparse. Lasciando un vuoto che oggi, a causa del coronavirus, si sente ancora di più. Come si sono organizzate le scuole?

Al momento la situazione è variegata. In ogni scuola è stato nominato un referente che si occupa del bambino nel caso evidenzi sintomi. Ma non si tratta di una figura dedicata: può essere il preside o l’insegnante che ha seguito un corso di formazione specifico sul coronavirus.

Un presidio per ogni scuola?

“Molti chiedono l’istituzione di un presidio sanitario per ogni scuola: purtroppo al momento, è un’idea utopistica”, dice Pietro Ferrara, responsabile Unità Operativa di Pediatria al Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma e Giudice Onorario presso il Tribunale per i minorenni di Roma, che ha partecipato a diversi incontri sul tema “Il presidio sanitario nelle scuole: un patto fra istruzione e salute per il futuro del Paese”.

“Bisogna fare i conti con la realtà: in questa emergenza manca personale specializzato, e mancano le risorse economiche necessarie. La figura prevista nei DPCM è quella di un operatore scolastico competente per ogni plesso, ed è in questa direzione che a mio parere si può realisticamente lavorare: istituire e formare una figura che sappia come comportarsi nella maniera corretta con bambini che presentano sintomi, capace di intercettare il problema e avviare il percorso da adottare, contattando prontamente genitori, pediatra di famiglia e servizi di prevenzione per le procedure da svolgere in merito alla diagnosi, all’isolamento e alla cura”.

Che qualifiche dovrebbe avere questa figura? “L’optimum naturalmente sarebbe che si trattasse di un medico, un infermiere o un operatore sanitario”, continua Ferrara, “ma io vedrei più realisticamente, almeno per cominciare, una persona individuata all’interno della scuola che faccia un corso di formazione ad hoc e diventi il riferimento per quel plesso scolastico. L’ideale sarebbe organizzare corsi uniformi, ispirati a ‘linee guida’ che consentano l’adozione di comportamenti univoci su tutto il territorio nazionale. Ma anche in questo caso, se guardiamo la realtà, ogni plesso, ogni scuola, ha risorse e condizioni strutturali diverse”.

Medico scolastico o altre figure sanitarie: le iniziative dal territorio

Nelle scuole sarebbe auspicabile un medico o una figura sanitaria: è quello che hanno chiesto diversi rappresentanti del mondo scolastico e famiglie. In Lombardia, a partire da Milano, su iniziativa dell’Associazione NonUnodiMeno e di alcuni dirigenti scolastici, docenti, genitori e studenti, a settembre è partita una raccolta firme dal titolo “Un medico in ogni scuola”, diretta alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina e al Ministro della Salute Roberto Speranza.

“Crediamo che la presenza sanitaria nelle scuole debba essere assunta come una delle priorità nel settore delle cure primarie, e chiediamo che le Regioni ne assicurino l’attuazione”, dice Giansandro Barzaghi, presidente dell’Associazione NonUnodiMeno e già assessore all’Istruzione della Provincia di Milano.

La petizione, che ha raccolto attualmente oltre 3100 firme, ha ricevuto l’appoggio del sindacato Flc CGIL e di 200 Presidenti dei Consigli di Istituto della Lombardia, e si sta allargando oltre i confini regionali”.

Si punta proprio ad avere un medico per ogni istituto? “Il titolo della petizione è uno slogan: la figura può essere quella di un medico neolaureato, di un dottorando, o di un infermiere, e, se non in ogni singola scuola, deve essere presente sul territorio in modo capillare e costante, e non solo per i problemi legati al Covid", continua Barzaghi. “L’importante è mettere a disposizione un presidio sanitario in ogni plesso scolastico, capace di intervenire con immediatezza e professionalità per garantire le condizioni di sicurezza e tranquillità necessarie allo svolgimento della vita scolastica. Ci rendiamo conto che ciò richiede ingenti risorse, ma crediamo che sia possibile attingerle da quelle messe a disposizione dall’Unione Europea per quanto riguarda progetti inerenti alla Sanità e all’Istruzione”. Per ulteriori informazioni, leggi qui.

Da parte sua, la Regione Toscana ha da poco emesso un bando per l’assunzione di 500 medici anti-Covid per le scuole, seguita dalla Regione Lazio che ha a sua volta emesso un bando per l’introduzione di personale sanitario negli istituti scolastici.

Una proposta anche dagli infermieri

A questo riguardo gli infermieri si erano detti disponibilissimi, già in vista della riapertura delle scuole. La proposta? “Novemila infermieri scolastici, uno per ogni plesso”, questa la disponibilità data già nel corso dell’estate dalla Fnopi (Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche ). In realtà non si tratta proprio di una novità, in quanto riguarda una figura che di fatto che esiste già: l’infermiere scolastico è una componente del ruolo dell’infermiere di famiglia e comunità, che è stato introdotto dal Patto per la Salute e dal decreto Rilancio proprio per la caratteristica di “comunità” delle scuole.

Quali mansioni potrebbe svolgere questa figura nella scuola?

“Avere un professionista infermiere garantisce il rispetto del diritto alla salute e, insieme, del diritto allo studio. E trasmette maggior sicurezza ai genitori, che vedono preso in carico globalmente il proprio figlio”. Tra le sue funzioni, quella di allertare e attivare, in caso di necessità, il medico del dipartimento di prevenzione a cui il plesso scolastico fa riferimento, facendo da contatto diretto con il dirigente scolastico o un suo incaricato (referente scolastico per COVID19)”, dice la presidente della Federazione, Barbara Mangiacavalli.

Il decreto Rilancio ha recepito la proposta della Fnopi, che è stata inserita nelle linee di indirizzo della Conferenza delle Regioni. Manca ora una fase di attuazione, che è competenza delle Regioni: con il bando sopra ricordato, il Lazio si è mosso proprio in questa direzione, prevedendo anche l’assunzione di infermieri nei presidi sanitari scolastici, e altre Regioni potrebbero muoversi in questa direzione.

Elisabetta Zamberlan - quimamme - Corriere.it

Data ultima modifica: 9 novembre 2020