Giornata infanzia, i cinque diritti da difendere con forza. La “scelta” dei pedagogisti

Abbiamo chiesto a cinque educatori e pedagogisti di scegliere “un diritto ciascuno”, che in questo momento richiede un’attenzione particolare: dal gioco alla “buona educazione”, fino al “diritto all’esserci” e a una “vita degna”. Parlano Novara, Pellai, Tonucci, Moreno, Lorenzoni

ROMA – Quale diritto dei bambini e degli adolescenti richiede oggi un’attenzione particolare? Qual è il diritto che va difeso con forza, perché rischia di non essere adeguatamente riconosciuto? Nella giornata in cui si celebra la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia, abbiamo chiesto a cinque educatori e pedagogisti di sceglierne uno, quello che ritengono in questo momento più urgente richiamare. Francesco Tonucci, Alberto Pellai, Daniele Novara, Cesare Moreno, Franco Lorenzoni, da quattro punti di vista diversi, in questi mesi hanno fatto sentire la propria voce, per chiedere che proprio i bambini fosserro rimessi al centro, nel momento in cui l’emergenza sanitaria li stava rendendo “invisibili”.

Francesco Tonucci, il diritto al gioco

“Incerto fra l’articolo 12 e 31 della Convenzione Onu, opto per il secondo: ’I bambini hanno diritto al tempo libero e a dedicarsi al gioco’. Il gioco e il giocare sono le attività più importanti della vita, perché promuovono le conquiste fondamentali nel periodo più fertile dei primi anni. Oggi, specialmente in Italia, alle bambine e ai bambini viene impedita questa esperienza, sostituita dalla quotidiana (per i più fortunati) frequentazione dei giardinetti con i giochi, accompagnati da un adulto. Questo con il giocare non ha nulla a che vedere. Per giocare si deve uscire di casa senza controlli, incontrare gli amici, decidere il gioco da farsi e scegliere il posto giusto per quel gioco. Il posto giusto per il gioco dei bambini deve essere lo spazio pubblico della città”.

Alberto Pellai, il diritto a “una vita degna di questo nome”

“Oggi, in tempo di emergenza, il diritto che più va tutelato per chi sta crescendo è quello ad una vita degna di questo nome. Una vita in cui la famiglia non sia costretta alla fragilità e alla precarietà economica e lavorativa. Una vita in cui la scuola sia considerata una priorità assoluta per il bene della nazione, un capitale umano e sociale su cui vale la pena di investire in risorse e progetti. Una vita in cui le città siano accoglienti e a misura di bambino. Insomma, una vita in cui l’età evolutiva sia un tema centrale della politica e non qualcosa di periferico, perché in tempo di emergenza chi sta crescendo non si trasformi in un fantasma a rischio di invisibilità.

Daniele Novara, il diritto alla “buona educazione”

“Ai bambini manca l’educazione come diritto imprescindibile. Anzi, la buona educazione: quella costruita attorno alle esigenze della loro età, quella costruita rispettando il loro bisogno di autonomia, quella che garantisce a bambini e ragazzi la giusta socialità, l’accesso a un apprendimento creativo, pratico, concreto e non fatto semplicemente come una volta di risposte esatte e di interrogazioni. Un’educazione che sappia tirar fuori le loro risorse migliori, piuttosto che mortificarli nel giudizio e nell’errore. Quest’anno, più di tanti altri anni, tale diritto merita un’attenzione specifica, perché tutte le scuole riaprano al più presto e finalmente gli alunni possano vivere questa esperienza come base sostanziale della loro vita”.

Cesare Moreno, il diritto “alla libertà”

“Il primo diritto dei giovani e dei giovanissimi è il diritto ad essere e ad esserci, ossia il diritto a: essere visti; essere considerati importanti; essere considerati persone complete e non da completare; essere considerati per ciò che oggi sognano e desiderano e non per quello che devono essere secondo i canoni sociali; realizzare se stessi essendo la misura di sé senza confronti, senza aspettative. In una sola parola il diritto alla libertà. Perché? Perché, soprattutto durante la pandemia, sono stati considerati pacchi da depositare da qualche parte, pesi da sopportare, animaletti da tenere in gabbia, esseri incapaci di badare a se stessi”.

Franco Lorenzoni, il diritto alla dignità

“La dignità di bambine e bambini può essere garantita solo dall’ascolto attento da parte di noi adulti. Più che di diritti, allora, dovremmo ragionare oggi sui doveri che noi genitori e insegnanti abbiamo nei confronti dell’infanzia. Solo quando i pensieri, le ipotesi, i ragionamenti e l’immaginario di bambine e bambini vengono presi sul serio e diventano la base su cui costruire di ogni apprendimento, si dà davvero valore alla presenza di tutti e si crea quella comunità necessaria ogni scommessa educativa che non voglia escludere nessuno”.

© Copyright Redattore Sociale

Data ultima modifica: 21 novembre 2020