LAVORARE GRATIS: NO, NON E’ UNA PROSPETTIVA

Scopriamo sulle pagine del Corriere della Sera che la soluzione per i giovani tra i 14 e i 25 anni è lavorare gratis, "anche senza stipendio, basta dare a questi ragazzi una prospettiva."

Lo scrive Aldo Cazzullo, in risposta ad una studentessa, ma non è certo la prima volta che ce lo sentiamo dire.

Ce lo dicono ai colloqui, lo scrivono sugli annunci di lavoro, ce lo insegnano ogni giorno. Sei giovane? Allora devi fare gavetta, devi crescere, devi formarti...lo stipendio?

A che serve uno stipendio, quando alla fine avrai una nuova esperienza da poter aggiungere sul curriculum?

Siamo giovani, siamo stanchə di doverci accontentare, e ne abbiamo davvero abbastanza.

Siamo stanchə perché l’unica certezza che abbiamo per il nostro futuro è la precarietà, perchè ci insegnano che questo mondo del lavoro è l’unico possibile, perchè veniamo educatə allo sfruttamento fin dai banchi di scuola.

Siamo stanchə perchè già lavoriamo gratis, e no, non è una prospettiva. Siamo stanchə, ma siamo anche incazzatə.

Volete darci davvero una prospettiva? Ascoltateci allora.

Non vogliamo dover continuare a dover scegliere se continuare o meno gli studi perché le tasse universitarie sono troppo alte, a fare tre lavori diversi per poter campare, a restare a casa dei nostri genitori non per scelta, ma perchè è l’unica possibilità.

Per darci una prospettiva si dovrebbe investire davvero in scuola e università, perché la conoscenza non sia un lusso per pochə.

Si dovrebbero garantire diritti e un salario degno a tuttə, dei contratti decenti che ci permettano di guardare davvero al futuro, si dovrebbero prevedere piani straordinari di assunzioni, a partire dal pubblico.

Per darci una prospettiva si dovrebbero eliminare i tirocini gratuiti che per troppə di noi sono stati soltanto palestra di sfruttamento.

Non siamo dispostə a lavorare gratis un minuto di più.

Post Rete degli Studenti 12 01 2021

La lettera al Corriere della studentessa

Caro Aldo, sono una studentessa di Giurisprudenza presso l’Università Statale di Milano e frequento il terzo anno. In questo periodo di Covid sento sempre parlare di diritti (diritto alla salute individuale e alla salute collettiva relativamente al vaccino, diritto alla privacy per la questione dell’autocertificazione ecc..), ma non ho mai sentito parlare di diritto allo studio soprattutto in relazione alle università. In due anni e mezzo di università ho potuto frequentare in presenza un anno e mezzo. Nell’ultimo anno ho seguito le lezioni online a casa con tutte le difficoltà connesse. Il diritto allo studio, inteso come diritto di noi ragazzi a una formazione completa che ci possa lanciare nel mondo del lavoro, dove è finito? Alessandra

Cara Alessandra,

La capisco. Anche mia figlia fa il terzo anno di università, a Berlino; e anche la Humboldt è chiusa. Suo fratello è rimasto in Italia, ed è nelle stesse condizioni. Non credo che il coinvolgimento personale mi condizioni nel dirle che lei, gentile Alessandra, ha perfettamente ragione. Degli studenti universitari non si occupa nessuno. Eppure la vostra generazione è forse quella che paga le conseguenze più gravi di questa pandemia. Certo, gli anziani muoiono, e vanno protetti. Ma dobbiamo ricordarci anche del prezzo altissimo imposto anche agli adolescenti e ai ventenni. Proprio nel momento in cui si affacciano sul mondo, in cui cercano i fidanzati e gli amici della vita, in cui dovrebbero fare i primi stage e le prime esperienze di lavoro, trovano tutto chiuso. Nessuno assume, nessuno consente ai ragazzi di fare pratica, di formarsi, di esercitarsi, di mettersi alla prova. Magari fosse solo un problema di happy hour e apericena, come qualcuno ironizza; è un disastro sociale ed economico. Siccome lamentarsi non basta, provo ad avanzare due proposte. Perché non partire con il vaccino contemporaneamente dai grandi vecchi e dai giovani? Dagli over 80 e dalla fascia tra i 14 e i 25 anni, che così potrebbe tornare a scuola, al liceo, all’istituto tecnico, all’università? E perché non pensare a un piano di avviamento al lavoro, anche al lavoro tecnico, anche al lavoro fatto con le mani? Borse di studio, stage, esperienze nella pubblica amministrazione, nelle aziende pubbliche e private, nei cantieri, nelle sedi diplomatiche, negli enti pubblici. Anche senza stipendio; basta dare a questi ragazzi una prospettiva.

Lo dico al Corriere 10 01 2021

Data ultima modifica: 16 gennaio 2021