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IL TRENO DELLA MEMORIA: importante eredità lasciata ai giovani della Città Metropolitana milanese

Circa 5000 tra studenti ed insegnanti andarono ad Auschiwtz per i Viaggi della Memoria ideati per cinque anni dall’Assessore all’Istruzione della Giunta Provinciale di Milano Giansandro Barzaghi.

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- Due immagini del viaggio del 2008.

Riproponiamo, i principi con cui venne avviato il programma delle visite al campo di sterminio, il discorso pronunciato in forma ufficiale al BINARIO 21 della Stazione Centrale di Milano, dall’Assessore all’Istruzione di allora, Giansandro Barzaghi, attualmente Presidente della Associazione NonUnodiMeno.

- Giansandro Barzaghi - artefice del Progetto I treni della Memoria - e una studentessa mostrano le fotografie del viaggio al Presidente della Repubblica.

GIORNATA DELLA MEMORIA 27 GENNAIO 2008 - Partenza dal binario 21

Vorrei salutare con un forte applauso le studentesse e gli studenti che si apprestano a partire per questo lungo e toccante viaggio, i loro docenti e i loro familiari, un ringraziamento a tutte le autorità e a tutti i cittadini milanesi presenti.

Quest’anno siamo alla IV edizione del treno per Auschwitz. In questi tre anni il progetto è cresciuto, si è rafforzato con riscontri assai positivi dalle scuole.

Ogni anno 700 studentesse/i hanno intrapreso il “viaggio della memoria”, in tutto 2800 studenti sono partiti da Milano o dalla Lombardia, incontrando poi ad Auschwitz altri studenti provenienti da diverse regioni italiane. Anche quest’anno la nostra delegazione è costituita da studenti che arrivano da altre parti del nostro paese, dalle scuole di Terni, di Parma, di Piacenza e di Crucoli – pensate - in provincia di Crotone in Calabria, a cui va tutto il nostro plauso, anche per la fatica di un viaggio estenuante.

Vorrei poi ringraziare gli studenti e i docenti delle 16 scuole milanesi: non li cito tutti perché l’elenco è davvero lungo. Dietro ad ogni adesione e partecipazione ci sta un percorso di formazione serio e rigoroso per studenti e docenti, iniziato a settembre e conclusosi a dicembre, organizzato dall’Assessorato all’istruzione della Provincia di Milano, con il supporto della Direzione Scolastica Regionale, qui presente con la Dott. Dominici.

E’ per noi motivo di grande onore avere avuto anche quest’anno l’alto Patronato della Presidenza della Repubblica, il Patrocinio del Senato e della Camera dei Deputati, con la presenza graditissima qui oggi del Presidente on. Fausto Bertinotti, che salutiamo calorosamente ed infine il Patrocinio del Ministero della Pubblica Istruzione, con la presenza altrettanto gradita della Vice-ministro Mariangela Bastico.

I nostri ringraziamenti vanno poi a tutti coloro che hanno contribuito attivamente alla realizzazione di questa iniziativa :

- alla Fondazione Memoriale della Shoah Binario 21, qui presente con il Presidente Ferruccio De Bortoli,
- alla Comunità ebraica, rappresentata da Nedo Fiano,
- alla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica contemporanea,
- alla Camera del Lavoro di Milano, con il suo Segretario Onorio Rosati, che porterà ad Auschwitz numerose giovani lavoratrici e lavoratori,
- all’Anpi, con il Presidente Tino Casali,
- all’Aned, con il Presidente Gianfranco Maris ed il Segretario Dario Venegoni,
- alla Fondazione Memoria della Deportazione,
- all’Istituto Nazionale per la storia del Movimento di Liberazione in Italia, ai vari comuni e Province, con i loro rappresentanti.

Grazie davvero di cuore a tutti, ai giornalisti che saranno con noi sul treno, a tutti gli operatori e ai vari artisti che suoneranno e reciteranno per noi e infine --- un ringraziamento particolare ai violinisti Rom, che anche quest’anno e soprattutto quest’anno, abbiamo voluto invitare per sottolineare la necessità di destrutturare tutti quei meccanismi che rendono possibile creare i diversi ed isolarli dal resto della società, come quel divieto illegittimo, che, proprio qui a Milano, intenderebbe impedire ai bambini figli di irregolari – e non di clandestini – di iscriversi alle scuole materne comunali, in contrasto con la Convenzione Internazionale sui DIRITTI DEL FANCIULLO e con la risoluzione del 16 gennaio del Parlamento Europeo.

Davvero è necessario allora riflettere! riflettere perché da questi atti che creano il diverso, possono nascere, giorno dopo giorno, tragedie terribili. Per questo, oggi, non possiamo non porci la domanda da dove è iniziata la strada che ha condotto ai campi di sterminio?

All’origine di Auschwitz e per rendere possibile l’esistenza di quella “fabbrica della morte” vi era la costruzione di un vero e proprio senso comune razzista, che sosteneva giorno dopo giorno, fino a stabilirlo per legge, l’ineguaglianza degli esseri umani, il loro essere diversi ed irriducibili per cultura, per storia e per il loro stesso sangue. Bene ha fatto, allora, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a ricordare che nel settembre prossimo ricorrerà il 70° anniversario delle leggi razziali anti-ebraiche emanate dal regime fascista ed “è per questo che l’antisemitismo, che è ancora presente in alcune dottrine, va contrastato qualunque forma assuma”.

Ecco perché saremo ad Auschwitz anche quest’anno!

Perché Auschwitz non è più soltanto un luogo fisico, ma è diventato il simbolo di uno dei momenti più terribili della storia del Novecento, rappresentato dalla deportazione nei lager nazisti e dallo sterminio di milioni di ebrei, di oppositori politici, di rom, di omosessuali, o di operai delle fabbriche milanesi, che organizzarono i primi scioperi contro il nazi-fascismo.

Visitare Auschwitz significa perciò educare alla cultura dei diritti e della tolleranza attiva intere generazioni di studenti e di giovani del nuovo millennio, proprio quest’anno che per il nostro paese è particolarmente importante, essendo il 60° Anniversario della Costituzione Italiana e della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo.

Visitare Auschwitz significa poter costruire dei nuovi testimoni, le nuove sentinelle di una memoria condivisa, ovvero di una memoria collettiva che costituisca non solo il tessuto connettivo tra le diverse generazioni, ma la possibilità, il dovere di ribaltare completamente la logica del processo di morte che ha cancellato un infinito numero di vite :

cancellarlo con la forza della memoria, perchè la memoria è vita.

Perché il Giorno della memoria non diventi perciò museale e solo celebrativo, ridondante e alla distanza controproducente, deve poter essere orientato alla costruzione del presente e del futuro.

Il ricordo è vita; per questo, come ci ha detto un grande attore come Moni Ovadia, non ha senso ricordare senza occuparsi dei perseguitati di oggi : degli abbandonati, di quelli che muoiono di fame nel mondo, delle vittime delle guerre, delle vittime innocenti delle guerre, di coloro che quotidianamente vengono uccisi sui luoghi di lavoro, di coloro che vengono emarginati, esclusi dall’egoismo di sottoculture antisemite, razziste e xenofobe.

Perché altrimenti entriamo in una retorica che stende una grande cortina che assolve tutto e tutti.

L’unico modo vero di risarcire – sì di risarcire – quel dolore e quell’orrore è quello di far sì che da quella memoria scaturisca un mondo nuovo, basato sulla piena dignità e sul rispetto di tutti gli esseri umani, “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”(come recita l’ ART. 3 della nostra Costituzione). La memoria del nazi-fascismo ci fa capire fino a dove l’essere umano possa scendere! E spesso l’essere umano, anche nella nostra civilissima Europa, anche oggi, è spesso vicino a quel confine!

Visitare Auschwitz significa impedire perciò che l’assenza della memoria possa tradursi in una perdita dell’identità di un popolo, con il rischio che prevalga quella che Primo Levi ha definito zona grigia, cioè quella parte del nostro animo, o degli atteggiamenti collettivi che cercano di sfuggire alle proprie responsabilità.

Come spiegare altrimenti il venir meno di una reazione collettiva, democratica di fronte al manifestarsi violento di una recrudescenza neo-fascista, particolarmente attiva nel nostro paese ?

Come spiegare altrimenti il venir meno di una solidarietà forte nei confronti di atti di espulsione dalle proprie sedi storiche di organizzazioni fondanti l’identità repubblicana come l’ANPI, l’ANED, l’INSMLI ? a cui va tutta la nostra solidarietà.

Due cose mi hanno colpito particolarmente lo scorso anno sulla piana di Birkenau, mentre, come fiori, si accendevano 3000 fiaccole, provenienti da tutta Italia.

La prima è stata quella organizzazione scientifica, pianificata, di massificazione dello sterminio, che, di baracca in baracca fino ai forni crematori, era finalizzata alla distruzione, alla cancellazione della stessa dignità dell’essere umano, annullando le persone, spogliandole della loro memoria, della loro storia individuale e collettiva, per consegnarle al vuoto assoluto, al cammino senza ritorno del Lager di Birkenau, la vera fabbrica della morte. Questa sensazione ti prendeva lo stomaco, attanagliava le tue membra, con un misto di disgusto, di rifiuto ma anche di rabbia.

La seconda è stato il silenzio dei ragazzi nel viaggio di ritorno e nei giorni successivi, un silenzio carico di emozione, di riflessione, della necessità di rielaborazione, come se si trattasse di un proprio lutto.

Ma la cosa bella, bella che è avvenuta dopo una settimana è che questa riflessione/rielaborazione si è trasformata in una narrazione vibrante, in una esigenza quasi fisica dei ragazzi di raccontare, in un CD girato da loro stessi, in tante e tante testimonianze, fino all’assemblea di ritorno con Nedo Fiano e con mille ragazzi in piedi ad applaudirlo per lunghi, lunghissimi minuti.

Ecco questo è stato il risultato per tutti noi più istruttivo, che ci ha fatto capire quanto fosse importante vivere un’esperienza che, partendo dal toccare con mano quella terribile tragedia , ci portasse poi a riflettere sull’importanza di quei diritti che sono stati conquistati tanto faticosamente - diritti che sono la necessaria premessa per costruire per l’oggi e per il domani una cittadinanza universale, plurale e consapevole.

Per questo oggi siamo qui – come abbiamo detto lo scorso anno - per fare del Binario 21 il luogo simbolico della speranza, affinchè

MAI PIU’ – MAI PIU’ – MAI PIU’

possa ripresentarsi la bestia immonda del nazi-fascismo, dell’antisemitismo o del razzismo.

Giansandro Barzaghi

19 gennaio 2016

Data ultima modifica: 26 gennaio 2022